I boscaioli canadesi placcano Tonga

Creato il 14 settembre 2011 da Rightrugby
Scappare in avanti di dieci punti, ritrovarsi al punto di partenza per poi andare sotto e invece dare la zampata finale nell’ultimo quarto, come si comanda ad una squadra che non ha alcuna intenzione di mollare il mazzo. Il Canada si è regalato un’importante e storica vittoria al suo debutto in questo Mondiale dove sosta nella Pool A, quella che contiene gli All Blacks, la Francia, il Giappone e Tonga, sconfitta a Whangarei per 25-20 e mettendo a segno tre mete contro le due dei pacifici. 
La prima, quella ha rotto il giacchio, l’ha firmata la seconda linea Jebb Sinclair al 12’, quando DTH van der Merwe (in forza ai Glasgow Warriors) fugge ai placcaggi (chiamiamoli così) degli avversari per servire il collega di reparto Ryan Smith. Sinclair ha chiuso la catena. L’estremo tongano Kurt Morath sbaglia due calci che alla fine dei conti sarebbero stati pesantucci, alla luce anche dei penalty che i canadesi concederanno a Tonga nel secondo tempo, quando la bilancia della partita cambia momentaneamente verso. 
Il dirimpettaio James Pritchard invece allunga dalla piazzola per il +10 al 25’ e Tonga comincia a legarsela al dito, chiudendo il primo tempo con la marcatura pesante del centro Siale Piutau che chiude al meglio dopo 15 fasi di gioco che i Canucks non riescono ad arrestare. Si va negli spogliatoi sul 10-7 pro Canada, destinato a diventare pareggio una volta rientrate in campo le due squadre. Prima va di piede Morath, un minuto dopo (43’) Pritchard riporta avanti i suoi. 
I tongani continuano a non placcare (scene già viste contro la Nuova Zelanda) salvo poi presentarsi di prepotenza quando i canadesi hanno combinato già più fasi di gioco e alla lunga smarriscono il focus: gli isolani si lanciano tra le linee con armadi e comodini incorporati e in qualche modo riescono a fare loro il possesso, forzando gli errori dall’altra parte. Sono anche nervosi, si mettono a gesticolare in rimessa laterale imponendo loro stessi ai canadesi le distanze secondo regolamento, anziché attendere che siano arbitro e guardalinee a intervenire. 
Però passano, con un incrocio nei 22 avversari che permette al solito Pitau di andare a marcare nei pressi dei pali al 52’ per il 17-13 che diventa 20-13 grazie ad un altro penalty di Morath. 
I Canucks si buttano all’arrembaggio, tentando di velocizzare il gioco fuori dai raggruppamenti e si affidano alle forze fresche del mediano arrivato dalla panchina Conor Trainor che serve al 66’ l’ovale che riapre definitivamente i giochi al Numero 8 Aaron Carpenter con una dritta percussione nei 22. Pritchard manca la conversione, ma a sette dalla fine, con l’inerzia canadese che non cessa (e i placcaggi tongani che rimangono dispersi), arriva chirurgicamente la meta dell’ala Phil Mackenzie, che mette in mostra una buona rapidità di piedi per cambiare passo quando si ritrova quasi ingabbiato. Il biondo ossigenato viene abbracciato dai compagni che sanno di essere ad un passo dal concludere la missione. 

Con quella faccia un po' così, quell'espressione un po' così che abbiamo noi prima di andare in Canada/ che ben sicuri mai non siamo che quel posto dove andiamo non c'inghiotte e non torniamo più. Ecco, questo è quello che si sentiva in testa un po' di mesi fa quando il Canada, terra che ha mantenuto una buona tradizione rugbystica anche dopo l'esplosione del football nei vicini USA, aveva asfaltato l'Italia A per 26 a 12 nella Churchill Cup. Se ascoltassero – e capissero - anche Paolo Conte a Tonga e non solo quelle danze etniche che eseguono in ogni momento della giornata, di sicuro l'avrebbero in mente anche loro oggi.  E a vedere le facce un po' così, le espressioni un po' così che hanno gli avanti canadesi, un pack di boscaioli cappuccini arrabbiati... chi se le scorda più? Gente come Sinclair – autore di una meta e un futuro ai London Irish – o Adam Kleeberger, barbe chilometriche e placcaggi (14 per lui) che arrivano dappertutto. 

A dire il vero, anche mani e piedi che vanno dappertutto e senza regole in ruck... l'indisciplina canadese ha dato una buona mano a Tonga. Un numero 8, Carpenter (e qui ritorna il motivo del legno, del falegname, ma anche di San Giuseppe, visto che sembrano boscaioli ma anche cappuccini, cristiani) che gioca nella RFU Championship in Inghilterra, che dirige la mischia, placca (11) e segna. Piloni che placcano come terze (una ventina di placcaggi i titolari), ma in generale è tutta la squadra a placcare (con percentuali del 90%), ad aggrapparsi agli isolani che non per una volta non riescono ad andare avanti con gli offload. 
Qualità e corsa tra i trequarti, con DTH van der Merwe dei Glasgow Warriors e Mackenzie, di Esher, autore di una meta oggi. E poi il piede, quello di Pritchard, dei Northampton Saints, che va a condire molte cose buone dei suoi aggiungendo punti al tabellino e quello dell'apertura Ander Monro, passato anche da Colorno, che ha segnato un drop alla nostra rappresentativa A a giugno. 
Grazie a Dio ci sono capitati gli Statunitensi. Grazie a Dio. 

Carlo M.

Ps: e grazie a Dio i canadesi ci hanno lasciato Robert Barbieri.

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