Scoppia la polemica per lo spot della regione Calabria in cui i famosi bronzi di Riace,per decidere se andare al mare o in montagna giocano a pari e dispari con un atteggiamento che sa un pò di "tamarro".Probabilmente ispirari dalle recenti programmazioni televisive, gli ideatori del filmato, hanno animato le famose statue dimenticando che esse non sono una proprietà della regione Calabria,ma sono due splendide opere d'arte e un patrimonio dell'intera umanità.Il filmato in questione che è solo la prima parte di una campagna pubblicitaria gia costata 2,5 milioni di euro, non è piaciuto a molti intellettuali e studiosi tra cui l'archeologo Salvatore Settis secondo il quale i "Bronzi sono stati trasformati in giovanottoni volgarissimi e abbronzati, degni del seguito di Cetto La Qualunque". Probabilmente l'illustre studioso si chiede come mai per una pubblicità molto discutibile si spendano tanti soldi e per la cultura i fondi vengano concessi col contagocce. Non possiamo stupirci più di niente in questo paese che considera i beni culturali e archeologici come qualcosa di poco produttivo e quindi inutile. Chi gestisce il patrimonio artistico e culturale dovrebbe mostrare rispetto ed avere cura delle testimonianze del passato e non lasciare crollare Pompei, o come nella nostra Sardegna permettere che monumenti meravigliosi come i Nuraghi o le Tombe dei Giganti siano inaccessibili ai numerosi appassionati di archeologia perchè ricoperti di arbusti o chiusi in proprietà private.L'ondata di sdegno suscitata da questo spot dovrebbe sollevarsi ogni volta che le testimonianze del nostro passato vengono irrimediabilmente oltraggiate, ma forse è meglio che non accada perchè ci troveremo ogni giorno in balia di un vero e proprio Tzunami.
Redazione de Il mulino del tempo.
Fonte: Ansa.