Più di 500 rifiuti galleggianti nei 7 chilometri percorsi, prevalentemente di plastica (87% di cui 17% polistirolo). I contenitori di liquidi (bottiglie, tetrapak ecc.) rappresentano più del 25% del totale. Molto diffusi anche i frammenti di plastica e polistirolo (16%) e parti di imballaggi (12%). Mozziconi, pacchetti di sigarette e accendini costituiscono il 9% degli oggetti trovati, e non mancano sacchetti pieni e vuoti di immondizie (6%). Uno scenario preoccupante, per la città lagunare. Per il monitoraggio (realizzato con il motopeschereccio Jolly della marineria di Chioggia, equipaggiato con una rete per la pesca a strascico) sono state effettuate 16 "cale" in un'area di circa 5.000 km2 tra il delta del Po e Caorle. I dati preliminari evidenziano una densità media di più di 700 rifiuti per km2, con una densità in peso per km2 di circa 100 kg. Anche sul fondo del mare la plastica rappresenta la stragrande maggioranza dei rifiuti ritrovati sui fondali (ben il 92%), mentre la restante parte è suddivisa tra metalli (3%), gomma (3%) e tessile (2%). "Il marine litter è un problema troppo spesso sottovalutato per una città come Venezia il cui rapporto con l'acqua è emblematico – spiega Luigi Lazzaro, presidente Legambiente Veneto – e dove la grande affluenza turistica e le difficoltà logistiche di fronte alle quali si trovano la municipalità e i cittadini nel gestire i rifiuti urbani rende tutto più complesso. Proprio per questo la campagna Don't Waste Venice si pone come obiettivo non solo quello di monitorare i rifiuti galleggianti nei canali, ma di coinvolgere cittadini e turisti nella loro riduzione tramite alcune semplici buone pratiche. È ovviamente necessario che anche l'amministrazione comunale affronti finalmente la gestione e la raccolta dei rifiuti con formule innovative, al passo con i tempi e delle richieste che arrivano dalla popolazione". Del problema se ne occupa uno degli undici descrittori della direttiva europea 2008/56/ce nota come "Strategia Marina". L'obiettivo, dopo aver raccolto i dati relativi a quantità e tipologia di rifiuti nell'ecosistema marino e costiero, è quello di intraprendere azioni di prevenzione e riduzione, per raggiungere il "buono stato ecologico" entro il 2020. "Grazie al progetto DeFishGear stiamo ottenendo finalmente una prima fotografia del problema dei rifiuti marini in Adriatico – spiega Tomaso Fortibuoni, responsabile ISPRA del progetto DEFISHGEAR – e intraprendendo delle attività per contribuire a risolverlo. Siamo ad esempio riusciti a portare a Chioggia, attraverso un progetto pilota, la pratica nota in Europa come Fishing for Litter, la pesca dei rifiuti. Si tratta di un'attività di mitigazione dell'impatto dei rifiuti in mare praticata con successo in Nord Europa da diversi anni, ma che in Italia stenta a realizzarsi. Alla sua base vi è una idea molto semplice: mettere i pescatori nella condizione di portare a terra e smaltire gratuitamente i rifiuti che pescano accidentalmente durante la loro normale attività". Fonte: www.greenme.it
Più di 500 rifiuti galleggianti nei 7 chilometri percorsi, prevalentemente di plastica (87% di cui 17% polistirolo). I contenitori di liquidi (bottiglie, tetrapak ecc.) rappresentano più del 25% del totale. Molto diffusi anche i frammenti di plastica e polistirolo (16%) e parti di imballaggi (12%). Mozziconi, pacchetti di sigarette e accendini costituiscono il 9% degli oggetti trovati, e non mancano sacchetti pieni e vuoti di immondizie (6%). Uno scenario preoccupante, per la città lagunare. Per il monitoraggio (realizzato con il motopeschereccio Jolly della marineria di Chioggia, equipaggiato con una rete per la pesca a strascico) sono state effettuate 16 "cale" in un'area di circa 5.000 km2 tra il delta del Po e Caorle. I dati preliminari evidenziano una densità media di più di 700 rifiuti per km2, con una densità in peso per km2 di circa 100 kg. Anche sul fondo del mare la plastica rappresenta la stragrande maggioranza dei rifiuti ritrovati sui fondali (ben il 92%), mentre la restante parte è suddivisa tra metalli (3%), gomma (3%) e tessile (2%). "Il marine litter è un problema troppo spesso sottovalutato per una città come Venezia il cui rapporto con l'acqua è emblematico – spiega Luigi Lazzaro, presidente Legambiente Veneto – e dove la grande affluenza turistica e le difficoltà logistiche di fronte alle quali si trovano la municipalità e i cittadini nel gestire i rifiuti urbani rende tutto più complesso. Proprio per questo la campagna Don't Waste Venice si pone come obiettivo non solo quello di monitorare i rifiuti galleggianti nei canali, ma di coinvolgere cittadini e turisti nella loro riduzione tramite alcune semplici buone pratiche. È ovviamente necessario che anche l'amministrazione comunale affronti finalmente la gestione e la raccolta dei rifiuti con formule innovative, al passo con i tempi e delle richieste che arrivano dalla popolazione". Del problema se ne occupa uno degli undici descrittori della direttiva europea 2008/56/ce nota come "Strategia Marina". L'obiettivo, dopo aver raccolto i dati relativi a quantità e tipologia di rifiuti nell'ecosistema marino e costiero, è quello di intraprendere azioni di prevenzione e riduzione, per raggiungere il "buono stato ecologico" entro il 2020. "Grazie al progetto DeFishGear stiamo ottenendo finalmente una prima fotografia del problema dei rifiuti marini in Adriatico – spiega Tomaso Fortibuoni, responsabile ISPRA del progetto DEFISHGEAR – e intraprendendo delle attività per contribuire a risolverlo. Siamo ad esempio riusciti a portare a Chioggia, attraverso un progetto pilota, la pratica nota in Europa come Fishing for Litter, la pesca dei rifiuti. Si tratta di un'attività di mitigazione dell'impatto dei rifiuti in mare praticata con successo in Nord Europa da diversi anni, ma che in Italia stenta a realizzarsi. Alla sua base vi è una idea molto semplice: mettere i pescatori nella condizione di portare a terra e smaltire gratuitamente i rifiuti che pescano accidentalmente durante la loro normale attività". Fonte: www.greenme.it
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