Il giornalista si muove sempre nella sua Palermo tra le piante secolari dell’Orto Botanico e cumuli d’immondizia, cani impiccati ai lampioni, massoni, mafiosi e politici collusi e collabora con il tenente Cascioferro e il suo riporto che cerca di rendersi sempre un po’ più presentabile con costanti ripassate del deodorante Drakkar Noir tra l’ennesimo caffè e il Corriere dello Sport.
“I cani di Via Lincoln” è pubblicato dalla Laurana editore che s’è fatta già conoscere e apprezzare per la prima terna di libri, primo fra tutti il mirabile “Sangue di Cane” di Veronica Tomassini. La scrittura di Pagliaro, fisico e giallista di tutto rispetto, si conferma asciutta e capacissima a ricreare paragrafo dopo paragrafo un mondo in cui la finzione narrativa rielabora in maniera del tutto credibile quanto si cela tra i torbidi anfratti della recentissima realtà dell’isola triangolare. Singolare scelta stilistica è aprire il romanzo con la scena più forte, il massacro di tre picciriddi e della madre, un chiaro messaggio per qualcuno. Cascioferro metterebbe da parte volentieri la legge, le regole e tutte le altre minchiate che digerisce a fatica per strangolare le bestie che hanno fatto quella scannatina.
antonio pagliaro
Il romanzo intreccia con maestria la mafia e la massoneria alle società segrete della grande Cina. Otto persone sono state massacrate a colpi di Kalashnikov in un ristorante cinese di via Lincoln, una donna è in fin di vita. Chi sono i cani di via Lincoln? Sono i fratelli Trionfante, Saro e Innocenzo, rispettivamente capomandamento e sottocapo di Corso dei Mille. A indagare sulla strage saranno il tenente Cascioferro, il giornalista Lo Coco e la sostituta procuratrice Elisa Rubicone. Riusciranno a venir a capo dei misteri che legano Cosa Nostra ai cinesi che non muoiono mai? 273 pagine che vorresti non finissero mai. La conferma del talento di Pagliaro e la scoperta dell’elegantissima veste editoriale della collana rimmel della Laurana curata da Daniele Ceccherini.