I CARABBIMATTI (1981) di Giuliano Carnimeo

Creato il 02 aprile 2012 da Close2me

Carnimeo ha regalato al cinema di genere Italiano, nella propria altalenante carriera, film tutto sommato riusciti, che alternavano sempre un buon ritmo ad una dignitosa messa in scena. Western come Gli fumavano le Colt… lo chiamavano Camposanto (1971); il thriller d’atmosfera Perché quelle strane gocce di sangue sul corpo di Jennifer? (1971); divagazioni pierinesche con Pierino medico della SAUB (1981) e persino un horror a budget zero con protagonista il mini-attore Nelson De La Rosa, intitolato Quella villa in fondo al parco (1988) e firmato con lo pseudonimo Anthony Ascot. Purtroppo I Carabbimatti rappresenta l’ingiustificabile punto più basso del regista pugliese, aggravato dal coinvolgimento di un cast stellare per l’epoca.
“Una coppia di agenti in borghese è all’inseguimento del bancarottiere Commendator Marrone. Pasta e Ceci, la classica maldestra coppia di carabinieri delle arcinote barzellette sull’Arma, sono continuamente ripresi dal loro comandante. Per riscattarsi decidono di dare la caccia in borghese al Commendator Marrone, fuggiasco in rovina finanziaria abbandonato dalla moglie e tradito dalla procace amante. Un cane bassotto di nome Beckenbauer li dovrebbe aiutare, invece si limita a commentare con battute in romanesco i loro infortuni. Per sfuggire ai creditori e alla legge Marrone si rifugia a Villa Verde, un nosocomio psichiatrico governato dal primario con piglio da dott. Frankenstein e popolato da improbabili pazienti che lo perseguitano con le loro intemperanze”
Difficile non bollare il titolo come un’occasione persa, bruciata da un sciattoneria di fondo tanto tecnica quanto artistica, che come anticipato coinvolge nomi di tutto rispetto come Renzo Montagnani, Gianni Agus, Giorgio Ariani, Ria De Simone, Daniele Formica… La percezione è che tutto “giri a vuoto”. Confidando sulle doti comiche di un cast rodato si dimentica completamente la sceneggiatura (ma anche il soggetto, a dirla tutta), sperando di definire qualcosa di guardabile nei novanta minuti di metraggio tenacemente raggiunti.
Eppure non si ride mai, imbarazzati e coscienti che un certo tipo di cinema sia, purtroppo, giunto ad un malconcio tramonto. Simpatiche comunque le musiche del maestro Berto Pisano.


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