I cattolici al potere

Creato il 19 dicembre 2013 da Ilsegnocheresta By Loretta Dalola

“Vi ricordate Peppone e Don Camillo? – I  formidabili personaggi di Guareschi, ci hanno aiutato meglio di un manuale scolastico a comprendere i primi anni della nostra Repubblica, segnati da contrasti politici vasti”. Così inizia la nuova puntata de “Il tempo e la storia” e Massimo Bernardini, ci porta a riflettere come in quell’epoca comunisti e democristiani, che avevano collaborato alla fine del fascismo e  alla stesura della Costituzione se le davano di santa ragione. Alcide De Gasperi è uno dei protagonisti di questa fase. Fondatore della Democrazia cristiana.

1948 l’Europa è i difficoltà e in Italia la Dc vince le elzioni. Alcide De Gasperi diventa Presidente del Consiglio.

1954 muore ma, inquesto breve lasso di tempo è il promotore di riforme fondamentali per il paese, portate avanti nonostante i fuochi incorciati di destra e sinistra. Il più autorevole protagonista della democrazia italiana ed europea del secondo dopoguerra, guidò l’Italia nella ricostruzione e la inserì nella vita internazionale.

Vicenda tormentata quella del rapporto tra cattolici e la politica, risale alla fine del potere temporale della Chiesa. 1870 con la presa di Porta Pia ha origine la frattura tra Stato italiano e cattolici. Col tempo il dialogo si riapre e i cattolici esclusi dallo Stato unitario, tornano a far pesare la loro voce e il loro voto, a favore di quei candidati moderati che si impegnano ad opporsi ad ogni legge che leda i loro interessi. Ed è proprio la figura di don Sturzo che si batte per l’impegno dei cattolici in politica. Nel 1919 fonda a Roma il Partito Popolare italiano, il cui programma si indirizza a tutela dei ceti contadini e delle autonomie locali. Un programma che contende al partito socialista il consenso delle masse. La politica di don Sturzo trova in Mussolini un ostacolo insormontabile a cui si aggiungono i contrasti con la Chiesa occupata a favorire il nascente fascismo che si suggellerà con la firma dei patti Lateranensi. Don Sturzo abbandona l’Italia dopo il delitto Matteotti e vi tornerà solo nel 1946 a conflitto finito.

Alcide De Gasperi, insieme a don Strurzo, può essere definito il padre del movimento politico cattolico del ’900. Promotori entrambi dei due partiti di massa di matrice cattolica: il partito Popolare e la Democrazia cristaina. Nel 1948 la Dc diventa il primo partito del nuovo Parlamento italiano. Le differenze strutturali tra i due partiti? “Il partito di Sturzo, fu un partito che non riuscì ad affermare nessun forte ruolo politico, la Dc va al governo e ci rimarrà per oltre quattro decenni – Ernesto Galli Della Loggia, storico dell’età contemporanea, ospite in studio, conclude affermando che la Dc avrà modo di realizzare tutta una serie di iniziative, piani e valori”.

Alcide De Gasperi, in effetti, conquista il centro della scena della politca. Uomo che  ci ha insegnato a considerare la politica come un dovere, una formazione, “la più alta forma di carità”, non come merce. È l’artefice del cambiamento della struttura economica e vara leggi che modificano radicalmente il paese. La riforma agraria che ha come obiettivo il processo di modernizzazione.  La cassa del mezzogiorno che finanzia la realizzazione delle prime importanti infrastrutture, strade, acquedotti, elettrificazione nelle campagne del meridione. Il piano industriale che porta alla creazione dell’Eni che diventerà tra il leader mondiali dell’industria petrolifera. Al processo di rinnovamento si aggiungono, il piano INAcasa per l’edilizia popolare, la riforma fiscale, primo passo di una moderna legislazione fiscale, in un paese di accentuata evasione e  l’opportunità dell’Italia di uscire dal suo pericoloso isolamento, in quanto paese perdente dopo la seconda guerra mondiale.  Fu promotore e padre fondatore del  cammino verso l’Unione europa.  Particolarmente cosciente del fatto che l’unità europea fosse necessaria per curare le ferite di due Guerre Mondiali ed evitare che le atrocità del passato si ripetessero. Motivato da una chiara visione di un’Unione europea che non avrebbe rimpiazzato i singoli Stati ma li avrebbe aiutati a  completarsi vicendevolmente. Il suo disegno contemplava concetti come: l’Europa dei popoli; l’Europa delle nazioni; l’Europa democratica all’interno di uno schema istituzionale intergovernativo; l’Europa come progetto di cooperazione stabile, duratura e pacifica.

Riforme e visione della politica che non ebbero vita facile tra i dissensi della sinistra che reclamava interventi più radicali e quelli della destra che riteneva quelle stesse iniziative troppo innovatrici e contrarie ai propri interessi. I risultati però furono notevoli. La ricostruzione si poteva considerare ultimata  già dal 1950 e nel 1954, nell’anno della sua morte la produzione industriale aveva superato dell’81%  quella del 1938.

L’Italia si rimetteva in moto. Un’epopea che portò alla ricostruzione in soli 5 anni. Un’epopea politica e di popolo che dopo la guerra si compattava nell’energia vitale del futuro. Sindacati, cooperazioni, politica, operarono all’idea di costruire un nuovo stato. De Gasperi volle il dialogo con tutti, convinto che per rimettere in piedi il paese bisognasse tener conto delle sue esigenze.

Questo tragitto rinnovatore, si corrompe quando le spaccature al suo interno, mettono a repentaglio la vocazione ideologica di un partito laico, espressione politica dell’unità dei valori cattolici. Tutte le riforme nella nostra attuale politica o sono usate strumentalmente oppure rimosse. Più passa il tempo e più dobbiamo renderci conto che dobbiamo rivalutare e apprezzare quelle linee guida ideologiche che avevano alla base una grandissima attenzione agli interessi della popolazione.

Vorrei richiamre l’attenzione sulle similarità dell’inizio della lotta contro la libertà, si parte sempre  con una svalutazione del Parlamento, è chiaro che il sistema parlamentare  è tutt’altro che perfezionato. Vediamo evidentemente che ci vogliono delle riforme ma non bisogna in nessun modo contribuire alla svalutazione dell’istituto come tale. Non bisogna in alcun modo svalutare la sua opera. Ridurla a manifestazioni spettacolari che possono giovare, solo a vendere qualche copia in più di giornali, ma che non sono certo educative. Non bisogna contribuire al formarsi di un ‘opinione pubblica antiparlamentare . È pericoloso.  La libertà non è eternamente garantita…quindi, amici miei, criticate pure la condotta del Parlamento ma criticatelo a scopo costruttivo per rimediarci. Studiate voi stessi i metodi nuovi per fare progredire la nostra democrazia parlamentare am, ricordate che caduto il Parlamento, cadono tutte le libertà, civili, spirituali, politiche e personali”.  – Alcide De Gasperi -

Attuale?


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