1948 l’Europa è i difficoltà e in Italia la Dc vince le elzioni. Alcide De Gasperi diventa Presidente del Consiglio.
Vicenda tormentata quella del rapporto tra cattolici e la politica, risale alla fine del potere temporale della Chiesa. 1870 con la presa di Porta Pia ha origine la frattura tra Stato italiano e cattolici. Col tempo il dialogo si riapre e i cattolici esclusi dallo Stato unitario, tornano a far pesare la loro voce e il loro voto, a favore di quei candidati moderati che si impegnano ad opporsi ad ogni legge che leda i loro interessi. Ed è proprio la figura di don Sturzo che si batte per l’impegno dei cattolici in politica. Nel 1919 fonda a Roma il Partito Popolare italiano, il cui programma si indirizza a tutela dei ceti contadini e delle autonomie locali. Un programma che contende al partito socialista il consenso delle masse. La politica di don Sturzo trova in Mussolini un ostacolo insormontabile a cui si aggiungono i contrasti con la Chiesa occupata a favorire il nascente fascismo che si suggellerà con la firma dei patti Lateranensi. Don Sturzo abbandona l’Italia dopo il delitto Matteotti e vi tornerà solo nel 1946 a conflitto finito.
Alcide De Gasperi, in effetti, conquista il centro della scena della politca. Uomo che ci ha insegnato a considerare la politica come un dovere, una formazione, “la più alta forma di carità”, non come merce. È l’artefice del cambiamento della struttura economica e vara leggi che modificano radicalmente il paese. La riforma agraria che ha come obiettivo il processo di modernizzazione. La cassa del mezzogiorno che finanzia la realizzazione delle prime importanti infrastrutture, strade, acquedotti, elettrificazione nelle campagne del meridione. Il piano industriale che porta alla creazione dell’Eni che diventerà tra il leader mondiali dell’industria petrolifera. Al processo di rinnovamento si aggiungono, il piano INAcasa per l’edilizia popolare, la riforma fiscale, primo passo di una moderna legislazione fiscale, in un paese di accentuata evasione e l’opportunità dell’Italia di uscire dal suo pericoloso isolamento, in quanto paese perdente dopo la seconda guerra mondiale. Fu promotore e padre fondatore del cammino verso l’Unione europa. Particolarmente cosciente del fatto che l’unità europea fosse necessaria per curare le ferite di due Guerre Mondiali ed evitare che le atrocità del passato si ripetessero. Motivato da una chiara visione di un’Unione europea che non avrebbe rimpiazzato i singoli Stati ma li avrebbe aiutati a completarsi vicendevolmente. Il suo disegno contemplava concetti come: l’Europa dei popoli; l’Europa delle nazioni; l’Europa democratica all’interno di uno schema istituzionale intergovernativo; l’Europa come progetto di cooperazione stabile, duratura e pacifica.
L’Italia si rimetteva in moto. Un’epopea che portò alla ricostruzione in soli 5 anni. Un’epopea politica e di popolo che dopo la guerra si compattava nell’energia vitale del futuro. Sindacati, cooperazioni, politica, operarono all’idea di costruire un nuovo stato. De Gasperi volle il dialogo con tutti, convinto che per rimettere in piedi il paese bisognasse tener conto delle sue esigenze.
Questo tragitto rinnovatore, si corrompe quando le spaccature al suo interno, mettono a repentaglio la vocazione ideologica di un partito laico, espressione politica dell’unità dei valori cattolici. Tutte le riforme nella nostra attuale politica o sono usate strumentalmente oppure rimosse. Più passa il tempo e più dobbiamo renderci conto che dobbiamo rivalutare e apprezzare quelle linee guida ideologiche che avevano alla base una grandissima attenzione agli interessi della popolazione.
Attuale?