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I cattolici di Don Giussani stanno ancora con il PDL? A quanto pare sì

Creato il 31 dicembre 2012 da Iljester

comunione-e-liberazione-don-giussaniDa quando i vescovi della CEI hanno “benedetto” la discesa in campo… pardon la salita in campo di Monti, nel mondo cattolico le acque si sono notevolmente agitate, e quel poco di autorevolezza che la gerarchia ecclesiastica conservava nella società civile, è andata letteralmente a farsi friggere. Forse i vescovi erano convinti che bastasse un predicozzo nell’omelia domenicale per convincere il cattolico anticomunista a salvare l’Italia dal bersanismo che avanza, dando il suo voto al peggior Premier della nostra storia con agganci e fans internazionali da paura.

Non è andata così. Forse a cascare nella rete montiana tesa dai vescovi sono stati i cattolici facili ai compromessi, che pendono a sinistra. Quelli che sono cattolici, ma non disdegnano l’alleanza con gli ex comunisti e che magari andrebbero pure con Vendola se ciò servisse, a dispetto dei valori che vorrebbero imporre in Italia. Il che, in un certo senso, viene anche comodo ai cattolici che conservano la dignità di essere antitetici a qualsiasi forma di sinistra italiana, che sappiamo bene essere stata la peggior forma di trasformismo opportunista della nostra storia recente. Uno che è nato comunista non può mai diventare un liberale, e se qualcuno ha davvero pensato che il PD oggi sia un partito moderato per il sol fatto che sta a destra di Vendola e imbarca Rosy Bindi, credo abbia preso una grossa cantonata. Basta leggersi il programma politico di questo partito per capire che sotto sotto covano ancora le braci della falce e il martello.

Iniziative

I cattolici di Don Giussani stanno ancora con il PDL? A quanto pare sì

Ecco dunque che viene smentito il presunto sostegno di CL (Comunione e Liberazione) a Monti. Come afferma categoricamente Raffaele Vignani (ex Presidente della Compagnia delle opere), ciellino doc, «nel Pdl c’è uno spazio di azione per ciò in cui credo. Nella carta dei valori non c’è nulla in contrasto con la dottrina sociale della Chiesa. E poi c’è la possibilità di un’azione politica reale», mentre l’Agenda Monti «somiglia più a un report di Aspen che a un programma. Non c’è accenno alla politica industriale e manca completamente qualsiasi accenno alla sussidiarietà. In questi mesi Monti ha dato ampie prove di neo-centralismo di stampo tecnocratico. L’ha detto anche Barca che di centralismo se ne intende.»

L’onorevole precisa dunque che CL non si schiera, ma guarderà ai programmi e agli uomini. E va da sé, che se per quanto riguarda i programmi, l’Agenda Monti è tutto fuorché un programma politico liberale e rispettoso della Dottrina Sociale della Chiesa, gli uomini e le loro storie parlano da sé: Casini, Fini e Montezemolo. Un po’ troppo poco per indurre i ciellini a schierarsi con il loden.


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