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I cittadini del Vaticano hanno un reddito annuo pro capite di 407mila euro

Creato il 15 dicembre 2012 da Cremonademocratica @paolozignani

 

Incombono serie lotte culturali che rendano possibile riforme per una minore disuguaglianza economica e nella vita sociale. Come si può considerare normale che i cittadini del Vaticano godano di un reddito pro capite annuo così alto, addirittura 407mila euro, grazie ai noti privilegi di cui godono? Che lezioni di etica ci dà un papa che notoriamente sostiene la pena di morte in Uganda per i gay “recidivi”, come se non sapesse che l’orientamento sessuale è innato? Non può essere un reato o un peccato.

La Chiesa terrorizza, fa paura ai tiepidi, evoca l’inferno, il giudizio di Dio, la fragilità dell’uomo e facilmente manipola le masse. La paura è un sentimento su cui si può fare facilmente presa. I governi, anche di sinistra, lo sanno bene.

Altra lotta culturale è almeno quella che permette di trattare realmente con imprenditori e alti dirigenti. E’ assurdo che in Italia si chiedano sacrifici solo a chi ha meno e a favore di chi ha di più. Tutto questo non ha senso.

Le grandi riforme le fanno i grandi partiti, è vero. Toccherebbe al Pd, in questi ambiti. Ma è un partito troppo grande e difficile da guidare su una linea ben precisa. Ci si batte con maggiore agilità e rapidità in partiti piccoli o medi, ma ben informati. Se il Pd si allea realmente può ricevere da partiti più deboli lo slancio necessario, se invece il Pd impone la propria forza difficilmente cambierà qualcosa.

Segue un prezioso intervento di Democrazia Atea, il partito che sostiene la laicità dello Stato e riconosce la libertà religiosa.

 

Gli altri partiti non hanno mai ritenuto questo obiettivo tra quelli da inserire, in via prioritaria, nelle proprie agende politiche. Pur di mantenere il consenso delle gerarchie vaticane, si sono guardati bene dal sollevare “il problema”. Democrazia Atea porterà nella centralità del dibattito politico questo quesito: gli italiani vogliono continuare a regalare un terzo del prodotto interno lordo ad uno stato straniero, oppure preferiscono tenerlo nelle proprie tasche o, meglio, preferiscono destinarlo allo sviluppo democratico del loro Paese? Quando questo quesito farà ingresso nel dibattito politico, ogni partito dovrà pronunciarsi e misurarsi con i propri sostenitori. Sono certa che gli italiani sono stufi di essere poveri e, nella loro povertà, si permettono pure il lusso di mantenere i cittadini di uno stato straniero. Quando gli italiani sapranno che il reddito pro capite dei cittadini del Vaticano è di € 407.000 l’anno e che questo reddito sono loro a pagarlo, voglio proprio vedere cosa succederà.  Finora queste informazioni sono state appannaggio di pochi giornalisti e scrittori. Quando saranno divulgate dal nostro partito, sarà più difficile nasconderle. Gli italiani capiranno che tra il loro disagio economico da una parte e la ricchezza dei cittadini del Vaticano dall’altra, c’è una relazione diretta che trova il suo fondamento normativo nei Patti Lateranensi.    Carla Corsetti Segretario nazionale di Democrazia Atea

 

 


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