

La riscrittura è una forma di manipolazione testuale di lunga tradizione (basti citare i seguiti apocrifi di molte opere note quali il Don Chisciotte di Cervantes e altre dello stesso periodo) che, come abbiamo visto nel caso moderno delle fanfiction, può assumere molti aspetti: dalla semplice citazione alla continuazione (intesa come proseguimento di un testo incompleto) o al seguito (proseguimento di un'opera compiuta), al riutilizzo di personaggi che possono essere inseriti in contesti nuovi, o possono raccontare la storia da un diverso punto di vista, o ancora essere dotati di un passato o un futuro al di fuori dei limiti temporali della storia da cui sono presi a prestito, alle più dissacratorie forme del pastiche e della parodia.
Interessante notare come la riscrittura sia divenuta pratica sovversiva nella seconda metà del '900, adottata dai movimenti di messa in discussione del canone (soprattutto gli studi femministi) come sfida a una tradizione letteraria che a lungo ha ignorato le minoranze etniche e le autrici donne.

Questo articolo non vuole ricostruire la storia delle forme di riscrittura (così varie che sarebbe impossibile farlo persino in un manuale), ma offrire una panoramica - per forza di cose incompleta - di ciò che il panorama editoriale italiano offre delle opere derivate dai grandi classici del passato.
Inserire anche opere inedite in italiano significherebbe perdersi in un oceano di riscritture, vecchie e nuove, comiche e sentimentali, pubblicate e autopubblicate, tali che ci si smarrirebbe col migliore navigatore satellitare; tantomeno sarà possibile rintracciare tutte le citazioni ai classici e i personaggi ripresi nella narrativa italiana passata e presente, per cui ci limiteremo ai più noti e - a nostro parere - significativi.
La prima parte dell'articolo sarà destinata alle opere derivate da due generi che non rientrano nell'ambito della letteratura vera e propria e che, proponendo situazioni e personaggi paradigmatici che stanno alla base dell'intera letteratura moderna, hanno generato un numero incalcolabile di opere a essi ispirate.
Il ciclo bretone e quello arturiano, nati nello stesso periodo della chanson de geste in Francia (VII secolo) costituiscono un corpus pressoché infinito di leggende, cronache storiografiche, prose e poesie di argomento pagano e cristiano, che continua in un certo (blasfemo) senso ad arricchirsi anno dopo anno con l'apporto di numerosi scrittori moderni che ne reinterpretano storie e personaggi.
Anche John Steinbeck, autore del famoso Uomini e topi, ri-racconta la leggenda arturiana nel suo Le gesta di re Artù e dei suoi nobili cavalieri, romanzo postumo e incompleto basato su Le Morte d'Arthur di Sir Thomas Malory, approfondendo l'aspetto psicologico dei personaggi.
Tra i moderni, una delle scrittrici più conosciute è certamente Marion Zimmer Bradley, autrice di fantasy e fantascienza, conosciuta per aver recuperato i personaggi più noti del ciclo bretone e arturiano nella sua saga di Avalon (soprattutto ne Le nebbie di Avalon). Sempre attenta alla storica contrapposizione tra i sessi, che si fanno portavoce di due sistemi contrapposti di religione e pensiero, la Bradley ripercorre nei suoi romanzi il passaggio dal mondo matriarcale a quello patriarcale, e quello dalle libere religioni pagane alla rigidità del cristianesimo. Il punto di vista è sempre femminile, e notevole è la reinterpretazione (nonché riscrittura) del personaggio e della storia di Morgana.
Non meno famoso è lo scozzese Jack Whyte, autore del lungo ciclo delle "Cronache di Camelot" (La pietra del cielo, La spada che canta, La stirpe dell'aquila, Il sogno di Merlino, Il forte sul fiume, Il segno di Excalibur, Le porte di Camelot, La donna di Avalon), romanzi d'impronta più storica che letteraria che narrano la storia di Camelot dalla sua fondazione, rintracciandone le radici romane, fino alla morte di Artù. I due ultimi romanzi tornano indietro nel tempo, avendo per protagonista Uther Pendragon, futuro padre di Artù.
Whyte è anche autore della saga "Io, Lancillotto" (Il Cavaliere di Artù, Il Marchio di Merlino, Il Destino di Camelot, Il Sogno di Ginevra), continuazione della precedente, e incentrata su uno dei cavalieri più conosciuti del ciclo arturiano. I volumi italiani non coincidono precisamente con quelli inglesi.Sullo stesso tema, segnalo infine la meno conosciuta Mary Stewart, autrice di una saga di libri su Merlino (La grotta di cristallo, Le grotte nelle montagne, L'ultimo incantesimo), che ripercorrono le vicende arturiane dal punto di vista del grande mago.
Amati, ricreati e sfruttati sono anche i personaggi e le storie dell'epica e del teatro greco.
Se il mito di Ulisse ha ispirato numerosi poeti e scrittori, tra cui Pascoli, D'Annunzio, Joyce e addirittura Luciano di Samosata (II d.C.) che lo parodiò nel suo La storia vera, non meno amato è il personaggio di Penelope: ne scrive il nostrano Luigi Malerba nel suo Itaca per sempre, che ignorando il lungo peregrinare di Ulisse si focalizza sul suo ritorno a Itaca e sulla rabbia di Penelope fronte alla sfiducia del marito che preferisce rivelarsi al figlio imberbe ma non alla casta sposa che per vent'anni ha atteso il suo arrivo.Sempre tra i nostrani, citiamoValerio Massimo Manfredi, autore di un gran numero di romanzi storici e di almeno due con soggetto mitologico: Il mio nome è Nessuno, che riscrive il personaggio di Ulisse, e Le paludi di Hesperia, che recupera il mito di Diomede in seguito alla Guerra di Troia.
Come Malerba, anche la scrittrice femminista canadese Margaret Atwood ha ripreso la figura della moglie di Ulisse nel suo Il canto di Penelope: dall'Ade la protagonista narra la sua storia, dall'infanzia al matrimonio, dall'attesa del ritorno dello sposo alla morte. Punto di forza del romanzo è il coro formato dalle dodici ancelle di Penelope, le stesse che Ulisse uccise dopo il suo ritorno e sulla cui morte viene fatta luce. Piccola parentesi: Il canto di Penelope della Atwood s'inserisce in un progetto di riscrittura concepito dal fondatore della Canongate Books, la Canongate Myth Series. Si tratta di una serie di romanzi brevi, solo in parte tradotti in italiano, che reimmaginano e riscrivono personaggi di diverse mitologie. Tra i nomi più noti, Natsuo Kirino (che recupera due personaggi della mitologia giapponese, Izanami e Izanagi), David Grossman (autore di un'opera su Sansone), e Philip Pullman (con il suo Il buon Gesù e il cattivo Cristo).
Con questo, lasciandovi alle schede dei romanzi che abbiamo nominato, vi diamo appuntamento alla prossima puntata della retrospettiva.
Mark Hogan, misteriosamente sbalzato nell'Inghilterra del sesto secolo, deve pensare a salvare la pelle, perché chi se lo vede comparire di fronte non trova idea migliore che spedirlo a marcire in qualche segreta; ma con l'aiuto del devoto Clarence, Morgan riesce a compiere due autentici miracoli che rovesciano la sua fortuna: accecare il sole, approfittando di un'eclisse, e distruggere una torre con la polvere da sparo. Considerato quindi un grandissimo mago, Morgan è nominato Sir Boss e si avvia a diventare primo ministro di Re Artù. E a questo punto non sa resistere all'impulso di elargire tutta la grandezza del diaciannovesimo secolo. Ma il risultato delle sue azioni sarà qualcosa di assolutamente imprevedibile.
Vi fu un'epoca in cui le porte tra i mondi fluttuavano con le nebbie e si aprivano al volere del viaggiatore. Di là dal regno del reale si schiudevano allora luoghi segreti e incantati, siti arcani che sfuggivano alle leggi di Natura e si sottraevano al dominio del Tempo, territori favolosi dove le più strane e ammalianti creature parlavano lingue oggi sconosciute, avevano gesti, modi e riti oggi indecifrabili; dove nessuna cosa era identica a se stessa, ma poteva mutarsi ogni istante in un'altra. Con l'andar del tempo, però, "reale" e "immaginario" entrarono in netto contrasto. Allora come oggi, furono le donne a fare da mediatrici. Morgana, Igraine, Viviana conoscevano il modo per far schiudere le nebbie e penetrare nel magico regno di Avalon...
Il grande Uther, re della Dumnonia, è morto. Come erede ha lasciato un bimbo di pochi mesi, nato nel cuore dell'inverno, debole e inerme: il nipote Mordred. Solo Artù, generoso guerriero, potrà proteggerlo dalle forze avverse e condurlo al regno. Solo lui potrà opporsi con la magica spada all'assalto dei Sassoni da oriente. Ma quando il valoroso reggente rifiuta un matrimonio di Stato per inseguire la bella Ginevra, la guerra con i vicini della Dumnonia si fa inevitabile. Dentro la Britannia la forza si raccoglie su Excalibur per la prima sfida. Con Il re d'inverno ha inizio l'avvincente saga del Medioevo celtico, magica e avventurosa.
Gaio Publio Varro, veterano delle legioni africane, al termine di una lunga carriera militare torna nella sua terra natale: la Britannia. È l'anno del Signore 369 quando lascia l'esercito romano e decide di riprendere l'attività che fu dei suoi avi: il fabbro. Anni prima, suo nonno, con il ferro estratto da una pietra "caduta dal cielo", aveva creato armi che si conservano affilate e lucenti come nessun altra. Combattente, politico, uomo di grande fascino, Publio Varro affronta mille vicissitudini, giungendo a prosciugare un intero lago per ritrovare quelle pietre misteriose e forgiare una spada leggendaria: Excalibur. Lui ancora non sa che quella spada segnerà il destino di un suo diretto discendente, il futuro re di tutta la Britannia, Artù.
Un vecchio cavaliere franco, accompagnato da una scorta di giovani guerrieri, attraversa lo Stretto della Manica e sbarca a Glastonbury, dove sorge la più antica ecclesia d'Inghilterra. Gli uomini si addentrano nella zona, attraverso le dolci colline dove non molti anni prima sorgeva il meraviglioso regno di Camelot, il dominio di Artù, la patria della nobiltà e della cavalleria. Il vecchio cavaliere conosce bene questi luoghi: qui ha passato gli anni migliori della sua vita, qui ha combattuto, ha sofferto, ha amato. E adesso "il Franco", come ancora lo chiamano gli abitanti della zona, è tornato per onorare un'antica promessa: dare degna sepoltura al vecchio amico Merlino, e recuperare Excalibur, la mitica spada di Artù, il simbolo di Camelot.
Cassandra, la veggente figlia di Ecuba e di Priamo, racconta il tramonto e la rovina della sua città e si affollano alla memoria la traversata dell'Egeo in tempesta, l'arrivo a Troia delle Amazzoni, i delitti di Achille la bestia, la rottura con il padre Priamo accecato dal meccanismo inarrestabile della guerra, la vita delle comunità femminili sulle rive del fiume Scamandro, l'amore con Enea.
Medea di Christa Wolf
Strutturato come un affresco polifonico, con vari personaggi che raccontano ciascuno il proprio punto di vista, il romanzo riscopre fonti antecedenti ad Euripide e ribalta la visione tramandataci dalla tradizione, rivelando così una nuova figura di donna. Medea non è più l'infanticida vittima dell'ossessione d'amore, ma una donna forte e generosa, depositaria di un remoto sapere del corpo e della terra, che le fa scoprire il segreto nascosto nel sottosuolo di Corinto: i resti della figlia primogenita di Creonte, che questi ha fatto uccidere per timore di perdere il trono. Per questo segreto svelato Medea dovrà pagare. Itaca per sempre di Luigi Malerba
Ulisse è tornato a Itaca. Sotto le spoglie del mendicante, si rivela a Eumeo e a Telemaco, organizza la vendetta, la esegue. Ma a questo punto Malerba comincia a scavare, a introdurre il germe di un'inquietudine, a portare alle conseguenze più dirompenti un'intuizione: come è possibile che Penelope non riconosca mai, neppure nel bagliore di un sospetto, lo sposo? E infatti, la Penelope di Malerba ha riconosciuto subito l'eroe, ma tace. E nel silenzio, nell'inquietudine di una psicologia femminile ricostruita con magistrale sensibilità, si macera, a sua volta chiedendosi: perché? Perché Ulisse si svela a tutti e non a me? Il risentimento di Penelope, che in Omero è appena abbozzato e si concentra tutto nel celebre interrogatorio sul mistero del letto coniugale, nell'Itaca di Malerba innesca il dramma intimo che attira nel suo vortice anche Ulisse, il quale giungerà a dubitare non tanto della fedeltà della donna, ma di se stesso, della propria celebrata astuzia, della propria incrollabile personalità.
Il mio nome è Nessuno di Valerio Massimo ManfrediTutti noi abbiamo la sensazione di ricordare da sempre le gesta di Odysseo, ma in questo romanzo, attingendo all'immensa messe di miti che lo vedono protagonista, Valerio Massimo Manfredi porta alla luce episodi e personaggi che non conoscevamo, ci regala la viva emozione di scoprire un intero universo brulicante di uomini, donne, imprese gloriose o sventurate. Ci mostra come accanto a quel personaggio fluisca gran parte dell'epos greco: Alcesti, le fatiche di Herakles, i sette contro Tebe, gli Argonauti, oltre ai due poemi di Omero. Odysseo non si erge solitario tra le ombre di dei e guerrieri, ma il suo intero percorso di formazione, le sue radici familiari, gli epici racconti di cui è nutrito dal nonno-lupo Autolykos e dal padre argonauta, i dialoghi con Herakles e Aias, gli incontri con la misteriosa Athena dagli occhi verdi, ogni dettaglio dà corpo a un racconto profondamente sorprendente. Con assoluto rigore ma anche con una vibrante adesione a questa materia "in continuo movimento", Manfredi compie la scelta forte di affidare la narrazione proprio a colui che disse di chiamarsi Nessuno: una voce diretta, potente, scolpita nella sua semplicità. Una voce dal fascino assoluto, una storia incalzante come i tamburi di guerra, tempestosa come il mare scatenato da Poseidone, piena di poesia come il canto delle Sirene.
Il lutto e il dolore funestano il ritorno degli Achei dopo la caduta di Troia. Su Aiace Oileo si abbatte l'ira di Poseidone; Agamennone muore per mano di Egisto e Klitemnestra; Ulisse deve sffrontare interminabili peregrinazioni. E Diomede, tradito e odiato dalla moglie, è costretto a fuggire da Argo e a cercare nelle inospitali regioni di Hesperia una nuova patria per sé e per i suoi fedeli seguaci. Avversità naturali e uomini selvaggi non danno tregua agli stanchi guerrieri. Fino a quando Diomede non si trova di nuovo di fronte a Enea e ingaggia con lui l'ultimo duello. Ma la conquista della pace e di un nuovo regno non impediscono che si compia la tragedia dell'ultimo eroe omerico... Valerio Massimo Manfredi trae ispirazione per questo romanzo poderoso e affascinante dai miti e dalla storia, dalle opere di Omero e di altri antichi cantori.
"Le paludi di Hesperia" narra l'ultima, epica avventura di Diomede, quella che segna il tramonto della gloria degli Achei e annuncia la nascita di un nuovo mondo.
Una rivisitazione delle leggende che avvolgono la battaglia per la conquista della città di Troia, attraverso le parole di Femio, bardo di Itaca dietro cui si nasconde l'autore. Peleo e Teti, Paride e Elena, Agamennone e Clitennestra, Achille, Ulisse ed Ettore: ogni personaggio vive di nuova vita, in una versione della storia che, pur rispettando la forma mitica, rappresenta un dramma passionale sorprendentemente moderno.
Il canto di Penelope di Margaret Atwood
Dall'Ade, dove può finalmente dire la verità senza temere la vendetta degli dèi, Penelope, moglie di Ulisse, racconta la sua storia. Figlia di una ninfa e del re di Sparta, da bambina rischia di essere affogata dal padre, turbato da una profezia. Sposa di Ulisse, subisce le angherie dei suoceri, vede scoppiare la guerra di Troia a causa della sciocca cugina Elena, e dopo anni di solitudine deve respingere l'assalto dei Proci. Al ritorno di Ulisse assiste angosciata alla vendetta che colpisce le ancelle infedeli e perciò impiccate; e la morte di quelle fanciulle che le erano amiche la perseguita anche nell'Ade. Il romanzo riscrive il mito greco attingendo a versioni diverse da quelle confluite nell'Odissea, secondo un punto di vista femminile.
Percy Jackson non sapeva di essere destinato a grandi imprese prima di vedere la professoressa di matematica trasformarsi in una Furia per tentare di ucciderlo. Le creature della mitologia greca e gli dei dell'Olimpo, in realtà, non sono scomparsi ma si sono semplicemente trasferiti a New York, più vivi e litigiosi di prima. Tanto che l'ultimo dei loro bisticci rischia di trascinare il mondo nel caos: qualcuno ha rubato la Folgore di Zeus, e qualcuno dovrà ritrovarla entro dieci giorni. Sarà proprio Percy a dover indagare sull'innocenza di Poseidone, dio del mare e padre perduto, che l'ha generato con una donna mortale facendo di lui un semidio. Nuove gesta e antichi nemici lo aspettano, e non saranno solo lo sguardo di Medusa e i capricci degli dei ad ostacolare la ricerca della preziosa refurtiva, ma le parole dell'Oracolo e il suo oscuro verdetto: un amico tradirà, e il suo gesto potrebbe essere fatale... Età di lettura: da 12 anni.
Articolo di Sakura87 e Valetta
Nota: immagini liberamente reperite su Google. Le sinossi dei libri a sinistra delle copertine sono tratte da IBS.Per maggiori informazioni: le nostre recensioni a La Torcia, Cassandra, Itaca per sempre, Il canto di Penelope.