Roma ha una vera e propria “altra città sotterranea” che si sviluppa sotto i nostri piedi, costituita da edifici, palazzi, sepolture e molto altro ancora. Ci sono degli ambienti segreti che sono forse i più particolari e curiosi fra tutti: i cosiddetti colombari. Ma cosa sono e a cosa servivano?
Si tratta di speciali luoghi di sepoltura in uso nell’antica Roma già dall’epoca di Augusto e il loro curioso nome, colombario, sembrerebbe derivare da columba (“colomba”), proprio per la conformazione delle pareti a nicchie sovrapposte, esattamente come nei ricettacoli per le colombe. Ogni nicchia poteva ospitare anche due o tre olle cinerarie e questo permetteva di avere centinaia e centinaia di sepolture in poco spazio.
Sotto la nicchia veniva indicato il nome del defunto e, tutto intorno, la parete era decorata con motivi ornamentali, scenette composite con vari personaggi, fino a piccole rappresentazioni mitologiche. Sono dei piccoli edifici curati fin nei minimi dettagli, con gusto, cura e precisa ricercatezza. I colombari erano concepiti per essere sepolture destinate a più persone e quindi usate principalmente da gente comune che certamente non disponeva di fondi sufficienti per realizzare singole tombe. Si decideva così di unirsi in associazioni, per garantire l’accoglienza delle proprie ceneri in ambienti modesti ma assai dignitosi e decorosi.
Tra i colombari più noti della città vi è quello di Pomponio Hylas, situato all’interno del Parco degli Scipioni. Un raccolto ambiente ospita numerose nicchie lungo le pareti e subito si è accolti, scendendo le scale, da un bellissimo mosaico formato da tesserine in pasta vitrea che disegnano la trama dei nomi di quelli che forse, un tempo, furono i proprietari: Pomponio Hylas e la moglie Pomponia Vitalinis.
Ma l’incanto appare dinnanzi ai nostri occhi una volta raggiunta la stanza sotterranea: edicole che sembrano piccoli tempietti scandiscono le pareti e gli affreschi, gli stucchi, le decorazioni sono talmente belle da togliere il fiato. E possiamo così riconoscere Chirone che ammaestra Achille al suono della lira, il cane a tre teste Cerbero, custode degli Inferi e, nella volta, la danza leggiadra di un gruppo di amorini tra le viti. Non lontano, a ridosso di Porta Latina, si trovano i tre colombari di Vigna Codini del I secolo d.C., più semplici del precedente ma immensi nelle dimensioni: si rimane scioccati pensando a quante fossero le sepolture che erano in grado di accogliere, visto il grande numero di nicchie presenti lungo le pareti.
Questo colombari non sono aperti al pubblico quotidianamente, ma vale la pena cercare qualche apertura straordinaria per ammirare tutto il loro incanto e poter così conoscere un angolo dell’infinita Roma Sotterranea.