Oggi vi parlo di un libro alquanto singolare, e primo di una serie di gialli. Si tratta di "Aristotele detective" dell'autrice canadese Margaret Doody.
Ho scoperto questo libro quando ancora frequentavo il quarto anno al liceo, grazie al mio professore di Italiano, il che fu parecchio strano, dato che ci aveva sempre detto si non amare i gialli e soprattutto le serie.
A dire la verità questo libro della Doody non è un semplice giallo, ma una storia in cui un'indagine su un omicidio viene condotta da Aristotele e dal suo giovane aiutante Stefanos (una sorta di Sherlock Holmes e dott. Watson dell'antica Grecia) non solo secondo le prove che riescono a trovare, ma anche alla luce della filosofia aristotelica.
TRAMA:
Senza Aristotele niente Sherlock Holmes. È questa, verosimilmente, l'idea alla base di questo giallo investigativo. Il metodo del tipo di detective alla Sherlock Holmes non sarebbe stato possibile se non applicando il metodo dimostrativo della logica aristotelica al crimine. Stefanos, un simpatico giovanotto dell'Atene del IV secolo, dunque, guidato dallo Stagirita che non si muove di casa come Nero Wolfe, indaga sull'assassinio di un ricco oligarca, di cui è accusato ingiustamente il cugino, esule per un precedente errore. Al primo omicidio, ne segue un secondo, e tra colpi di scena, travestimenti, testimonianze reperite avventurosamente, Aristotele alla fine scioglie l'enigma e consente al giovane di smascherare il vero assassino.
Amo i gialli di mio, e leggo tanti gialli storici (soprattutto quelli di Candace Robb e di Ellis Peters, ambientati nel Medioevo) ma non mi ero mai imbattuta in un giallo ambientato nell'antica Grecia, e questo libro mi ha colpita innanzitutto per questo.
E poi ovviamente c'è la commistione tra l'indagine e la filosofia aristotelica, che è molto interessante.
E' un libro che vi consiglio di leggere, insomma.
Anna.