principali del successo di questo prodotto è l’assenza di alternative per i risparmiatori, alle prese con i fondi monetari e di liquidità come pure con i Bot e i Pronti contro termine, tutti con rendimenti molto bassi.
Per cui i conti di deposito sono diventati quasi strategici per le banche che, oltre ai rendimenti, cominciano ad offrire anche dei servizi a costi ridotti, se non a zero. Fino ad oggi con i conti di deposito non è possibile fare prelevamenti e versamenti (si fanno tramite il conto di appoggio), pagamenti con assegni, utilizzare bancomat e carte di credito. In futuro sarà senz’altro possibile, grazie alla tecnolgia ed ai costi ridotti. Da semplici parcheggi della liquidità, i conti i deposito online si trasformeranno in conti correnti veri e propri. Banca Ifis, ad esempio, mette già a disposizione dei sottoscrittori di Rendimax una carta bancomat. Ma l’obiettivo delle banche è dotare i conti di deposito di servizi sempre più completi, come la domiciliazione delle bollette, l’accredito degli stipendi, i bonifici. Questi servizi trasformeranno i conti di deposito in conti correnti online ad alto rendimento ed allo stesso tempo operativi.
Quindi è questione di tempo che, prodotti distinti come il conto corrente online e il conto di deposito, il primo operativo e il secondo ad alta remunerazione, diventino un unico prodotto bancario. Qualcosa del genere fa già Ing Direct, che ha lanciato conto arancio (deposito) e conto corrente arancio (operativo).
La progressiva fusione tra conti di deposito e conti correnti sembra inevitabile, perchè l’innovazione tecnologica, nel tempo, consentirà alle banche di fornire servizi complementari senza intaccare i margini di profitto.
Da aggiungere che la diffusione dell’uso dell’Internet Banking è continua e significativa. Si è passati dal 12% dei totale dei clienti del 2005 al 28% del 2010 (un incremento del 133%). Di questo 28%, il 4% sono clienti tra i 18 e i 24 anni, il 31% tra i 25 e i 34 anni, il 26% tra i 35 e i 44 anni, il 20% tra i 45 e i 54 anni, il 14% tra i 55 e i 64 anni (la componente di questa fascia è cresciuta, nell’ultimo anno, di 3 punti percentuali), il 5% tra i 65 e i 74 anni.
Il percorso, insomma, è tracciato.