E’ un po’ come se si volesse evitare di toccare questi argomenti che sono invece la sostanza degli anni che ci attendono e immagino interesserebbero non poco agli italiani. Lo stesso Grillo in fondo dopo aver lanciato il sasso, nasconde il braccio perché per la formazione del nuovo esecutivo chiede tagli ai costi della politica e riforma elettorale, cose certamente importanti e inevitabili, ma che insomma sembrano obiettivi abbastanza ridotti rispetto all’allarme lanciato.
Ma così è nel nostro Paese dove tra emergenze spread, luci nel tunnel, crescite di fantasia, pesanti silenzi, l’unica cosa chiara è che molte cose vengano tenute nascoste. Certo in mezzo a questo balenare temporalesco fa quasi tenerezza il lider ultimo, Renzi, il quale dice una cosa che andava detta mesi fa, prima che i buoi fuggissero: no ai rimborsi elettorali. Ma da anni, praticamente da quando il Pd è comparso sulla scena, è stato quasi impossibile avere indicazioni chiare e distinte sui maggiori problemi dai numinosi abitanti di Largo del Nazaremo, persino alle primarie l’aria fritta è stata la specialità della casa. Il partito si è specializzato nell’assemblaggio di cornici politiche che però non sono mai state utilizzate per metterci un quadro, qualcosa di preciso, di comprensibile, programmi effettivi, scelte di campo, cose concrete: la cornice bipolarismo ha lasciato il posto a quella dell’emergenza morale e poi a quella della necessità dei massacri e ora a quella della governabilità. Però alla fine tra mal di pancia per le primarie e i referendum, non si è nemmeno palesata una riforma elettorale.
Anzi talvolta, nelle difficoltà di un partito che è stato così costantemente diviso tra due anime da restituire l’impressione di non averne nessuna, si è tentato di spacciare per quadro la parete nuda, incorniciata da buone intenzioni. E anche adesso, nel marasma seguito alle elezioni vediamo o le proposte fuori tempo massimo di topo gigio, i contorcimenti retorico circensi di tale Gotor direttamente proveniente dal mondo dei manga o Bersani che lancia a Grillo la sua sfida democratica: scriviamo insieme la legge sulla trasparenza dei partiti. Va benissimo, ma è ancora una volta una cornice che viene apprestata per una successiva trattativa, senza dire qualcosa di concreto su questa trasparenza. Il fatto è che a forza di costruire cornici poi difficili da riempire ormai i dirigenti non si accorgono più che le uniche indicazioni precise sono quelle che riguardano gli assetti di potere o quelle autoreferenziali, ma ai cittadini non arriva assolutamente nulla. O al massimo qualche contorcimento un po’ demenziale come quella proposta sull’Imu che pareva una specie di sudoku e di cui infatti ci si è dimenticati non appena formulata.
Il messaggio venuto dalle elezioni è invece tutt’altro: basta con le cornici e sotto con qualche quadro, basta con i personaggi “vincenti” alla Ambrosoli che sono appunto solo modanature intorno alle alleanze, basta con il bricolage. Nemmeno è una questione di Grillo e o di mummie e cavalieri. E’ proprio una questione di anima consumata dal potere, interessi, convenienze. Come quasi tutto del resto in questa disgraziata Italia