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I Corti de Il Buio in Sala (N°14): "Per un'ora d'amore" di Edgardo Pistone

Creato il 05 ottobre 2015 da Giuseppe Armellini
Corti Buio Sala (N°14): Su segnalazione dell'amica Ciku mi vedo questo corto(ai confini col medio)metraggio di un, credo
giovane, ragazzo napoletano.
E se è vero che un pò si sente aria di esercizio di stile (il bianco e nero, i movimenti di macchina, i piccoli inserti quasi surreali) è anche vero che a me di questo discorso non me ne frega niente.
Perchè proprio la fotografia, i movimenti di macchina e questa atmosfera al confine tra neorealismo e grottesco a me è piaciuta moltissimo.
Quello che sorprende è vedere quanti piccoli registi sconosciuti sanno fare tecnicamente e poi trovarsi in sala film italiani girati coi piedi (in mezzo a tanti altri di bellissimi).
Edgardo Pistone ci sa fare.
Le inquadrature sono dolcissime, carrellate, panoramiche, dettagli, tutto funziona alla grande.
Vedere per credere il movimento basso/alto della prima scena di sesso, lo splendido primo inseguimento alla ragazza (con un grande montaggio, anche audio), la scena dello specchio con masturbazione, il pestaggio raccontato solo dalle ombre (mi ha richiamato il finale di Drive).
Anche a livello narrativo c'è molto di buono, con questa storia di degrado urbano, fisico e morale che cerca però di trovare una piccola (ma impossibile) via di fuga o d'uscita in quest' "ora di amore" che è l'infatuazione per la ragazza.
Il protagonista è ossessionato dal sesso, vive di espedienti e si trova in casa una moglie che è solo un corpo a cui parlare o col quale sfogarsi sessualmente, in una sorta di ibrido tra necrofilia (che il corto racconti di un uomo rimasto vedovo e poi quasi impazzito è molto probabile) e bambole gonfiabili.
Ecco, se devo trovar difetti credo che sia troppo reiterato il suo continuo parlargli (anche se giustificato), che la scena dell'interpellazione alla telecamera si poteva evitare (è solo una ridondanza su quello che già ci piaceva immaginare dal video) e che il secondo inseguimento (sempre girato alla grande) poteva essere evitato dopo averne mostrato uno praticamente identico in precedenza.
In poche parole tutti errori del "troppo", del non saper asciugare, del, magari, aver paura che quello che si voleva dire aveva bisogno di informazioni in più, tipico di chi ancora ha bisogno di dimostrare qualcosa ed emergere.
Resta un corto girato alla grande, con un suo perchè, un suo obbiettivo e una sua storia.
E anche un filo coraggioso nel parlare di sesso in questa maniera, di possibili corpi morti e di un innamoramento ai confini della pedofilia.
E quell'orso appoggiato all'albero si farà fatica a capire che c'entri.
Ma è bellissimo.

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