Eccola qui la Marshall Koshevoy, detta Koscia con la vela bianca. No, sto scherzando, è quest'altra.
Navigare sul Dniepr offre panorami diversi. Sul Volga fra San Pietroburgo e Mosca, solitudine e silenzio, natura incontaminata ed austera, interrotta inaspettatamente da maestosi monasteri. Sul Dniepr siamo più a sud, la vegetazione è più rigogliosa, spesso riportata e costruita perché alle spalle c'è la steppa, si intravedono molte case nascoste fra le frasche ed il paesaggio urbano, quando appare, è sempre industriale. Si intuiscono povertà e crisi, tante fabbriche in disuso, finite le commesse per la "grande sorella" Russia, gru, ciminiere che non fumano più, impianti all'abbandono, come un quadro al naturale di Hopper.
Con i suoi 800.000 abitanti, Zaporozhye è un paesone totalmente russificato, difficile riuscire a trovarci un qualunque fascino: uno stradone centrale lungo 12 chilometri, il Lenin Prospekt, intorno al quale si sviluppa poveramente e disordinatamente il nucleo urbano, come unico decoro architettonico imperversa la falce ed il martello. Nella piazza centrale domina la statua di Lenin, come altre viste in Crimea, ha la mano sollevata per indicare la giusta direzione al popolo e la scultura di una grande pietra tagliata in due, simbolo della terribile lacerazione della guerra, una ferita sempre aperta. Povera città, i russi per non lasciarla ai tedeschi, i tedeschi per non lasciarla ai russi, era stata bombardata e distrutta quasi completamente.
Con Gastone ci facciamo una bella passeggiata a pieni nudi sulle sponde, una vasta spiaggia fluviale, la gente fa il bagno, pesca gamberi grigi ed anche l'amico fedele se la gode.
E' industriale, dall'aspetto maledettamente povero anche Kherson, la città dell'Ucraina meridionale dai due porti, quello marittimo sul mar Nero più a sud e quello fluviale. A Kherson sono legati Salomon Rosenblum, la ex-spia dei servizi segreti britannici che ha ispirito Fleming nello scrivere la spy story di James Bond (lo dico per le fans di Sean Connery) ed il bolscevico rivoluzionario Leon Trotsky. Il gruppo di turisti svedesi se ne va a fare una gita al villaggio svedese di Zmiyivka, bizzarra enclave svedese nell'Ucraina attuale, dove si rifugiarono i primi abitanti per sfuggire alla schiavitù della dominazione russa nel loro paese alla fine del XVIII secolo col beneplacito di Caterina la Grande. Noi con i tedeschi invece saliamo su piccole imbarcazioni e passeggiamo sull'acqua fra canali laterali e dacie. Già, a sentir dire "dacia" vien da pensare subito alle megaville di legno fuori porta della nomenclatura e dei ricchi papaveri, ma qui sono minuscole casette strette fra l'acqua e la campagna che da lontano sembrano di marzapane e cioccolato e da vicino ti stringono il cuore.
Navigazione magica fra i canali di Kherson, al ritorno ci accompagna un gruppo folclorico lanciatissimo nel repertorio locale e ne ho un po' di tristezza; sotto fard e belletti e malgrado i sorrisi si intuiscono le età, quanta fatica mangiare tre volte al giorno da queste parti.