I costi di una centrale nucleare

Creato il 30 aprile 2011 da Paopasc @questdecisione
Il MIT ha pubblicato un rapporto nel 2003 dal titolo The future of nuclear power. Nel 2009 ha aggiornato quello studio. Tra gli aspetti essenziali curati nella pubblicazione vi sono
The important challenges examined were (1) cost, (2) safety, (3) waste
management, and (4) proliferation risk. In addition, the report examined
technology opportunities and needs, and offered recommendations for research, development, and demonstration.
Vi mostro alcune delle tabelle dello studio, relative al costo comparativo di una centrale nucleare, una a carbone e una a gas e dell'energia elettrica che producono, aggiornate al 2009
 
Il costo di costruzione overnight [A] (esclusi interessi), come si vede, oltre essere superiore nel caso del nucleare sin dal 2003, nel 2009 è raddoppiato, aumentando il divario con carbone e gas. Il costo del combustibile  nucleare [B] invece è inferiore anche a quello del carbone.Il costo per kWh [C] è più alto per il nucleare mentre per carbone e gas è quasi identico. E' da notare però che, contrariamente a quello che succede per carbone  e gas, gravati del costo di emissione di CO2 [D], il nucleare non sopporta questo costo. Da notare che però il nucleare sopporta un costo da capitale [E] che gli altri combustibili non hanno, causato dal maggior impegno finanziario di una centrale nucleare.Quest'altra tabella illustra le previsioni sulla capacità  elettrica fino al 2050, con un totale mondiale di 1000 GWe (Gigawattelettrici)

Un aspetto importante da considerare è anche  lo smantellamento di una centrale nucleare. Molto spesso questo costo è interamente a carico dello Stato, almeno è quello che è successo in Gran Bretagna
Nel gennaio del 2007, per esempio, le autorità britanniche hanno annunciato che lo smantellamento e la chiusura delle loro centrali obsolete sarebbero costati all'incirca 125 miliardi di euro: una cifra esorbitante che avrebbe dovuto essere interamente assorbita dallo Stato, dato che al momento debito tale somma non era stata ricaricata sulle tariffe dell'elettricità generata dai relativi reattori. Le attività di smantellamento dureranno più di 125 anni, e c'è da spettarsi che la cifra definitiva si rivelerà nettamente più alta.[1]
E noi lo sappiamo bene, perchè le centrali nucleari italiane chiuse dopo il referendum dell'87 sono ancora in fase di smantellamento.Che il nucleare non sia poi così redditizio lo rivelano alcune dichiarazioni di imprenditori che affermano, senza mezze misure, che solo grazie agli incentivi e investimenti pubblici si convinceranno a costruire le centrali e chiedono che i governi si facciano garanti della redditività di una centrale nucleare.
Come ha di recente confermato John Rowe, presidente di Exelon Corporation, il maggior operatore nucleare degli Stati Uniti. Durante un intervento alla Brookings Institution, nel febbraio del 2008, Rowe ha dichiarato: "Noi non intendiamo costruire nuove centrali nucleari senza avalli finanziari statali". [1]
 Insomma, cosa spinge alla costruzione di centrali nucleari? La volontà di diversificare la produzione di energia elettrica per non dover affrontare una drammatica emergenza in caso di esaurimento o impossibilità di rifornimento del combustibile principale? A causa delle nuove normative internazionali sulle emissioni di CO2 che graveranno sui combustibili fossili? Non è facile dare una risposta, nè è  facile credere alla buona fede di chi propone questa tecnologia visto lo stratagemma usato per fermare il referendum. A tutt'oggi il parere degli esperti non è uniforme, mancano autorità credibili che forniscano dati imparziali. Comunque una cosa è certa: tutti i grandi paesi industrializzati hanno centrali nucleari. Però se questo significa qualcosa in termini di sicurezza o convenienza del nucleare rispetto alle altre fonti di produzione energetica,  non so dire.
[1] M. Coderch, N. Almiron, Il miraggio nucleare, Bruno Mondadori 2011

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