Sono passati dodici anni e fuori da questa chiesetta di campagna mentre salutiamo il padre di un'amica che se n’è andato, è inevitabile tornare con la mente la. Il frate ha chiamato "sorella", la morte, ma io riesco solo a vederla come una fregatura della vita quella che ti fa soffrire con la stessa intensità di quanto hai gioito prima e la veste "cristiana" del distacco mi sfugge.
Non abbiamo alternative questo è certo e quello che cerchiamo è una motivazione che ci permetta di andare avanti, nonostante tutto.Quando mio padre se n’è andato, mi son detta che mai sarei stata più felice, forse contenta, magari pure serena, ma felice no, quello non sarebbe stato più possibile è così è stato per molto tempo per lo meno fino a quando non sono arrivati i miei figli e mi hanno salvato, sono stata travolta dall'amore che mi si è riversato addosso, sorpresa da quello che io stessa posso provare e molto cose cono cambiate. Ne parlavo con il Principe mentre tornavamo verso casa e dentro di me, sentivo solo la necessità impellente di riabbracciarli perché nei momenti "no" mi capita spesso di aggrapparmi a loro e di cercare nei loro sguardi la carica che mi serve per andare avanti. Io che dovrei essere il loro supporto, in loro, cerco e trovo, appoggio e sono capaci di restituirmi il sorriso, sempre, anche quando la giornata è più buia del previsto, anche quando sento cantare il gallo o le cicale friniscono. Loro sono i custodi della mia felicità ma non so se questo è giusto.Potrebbero interessarti anche :