Il tasso di disoccupazione a ottobre è arrivato al 13,22%. Questa è la vera notizia con cui dovrebbero aprire tutti i giornali e telegiornali di un paese libero dalla “melassa renziana”: a questo proposito l’articolo di Riccardo Puglisi pubblicato sul sito di Italia Unica svela qualche “trucchetto” statistico e dimostra l’importanza di analizzare i dati in maniera obiettiva.
Il governo ha affermato che la forza lavoro è aumentata dello 0,13% in un mese, ovvero di circa 34mila unità, proponendo la “lettura ottimistica” che un maggior numero di persone sono entrate a far parte della forza lavoro uscendo dall’inattività.
Ma il tasso di disoccupazione – precisa Puglisi – è “il rapporto tra disoccupati e forza lavoro, e se una frazione cresce quando cresce (di poco) il denominatore deve essere vero che il numeratore (il numero di disoccupati) cresce ad un tasso maggiore”. Andando ad analizzare i dati, ne risulta che il numero di disoccupati è aumentato in un mese del 2,71% (quasi 90mila unità) e del 9,15% in un anno. Infatti il tasso di disoccupazione da settembre a ottobre è aumentato del 2,57%, e da ottobre 2013 – l’epoca del “rottamando” Letta – è cresciuto di un punto percentuale.
Il dato degli occupati presenta all’incirca la stessa situazione: la forza della domanda di lavoro nel breve termine è scarsa, con un calo dello 0,25% (55mila unità), mentre il dato annuale ha registrato un calo di mille unità.
“Un governo responsabile ha il dovere di attuare la politica economica che crede, ma non può mistificare sui dati macroeconomici” continua Puglisi, il quale attribuisce l’andamento negativo a scelte di finanza pubblica sbagliate (i famosi 80 euro anziché tagliare Ires e Irap), allo scarso coraggio negli interventi (i 10 mld di taglio Irpef sono una somma praticamente irrilevante) e soprattutto alla “incertezza da cui sono sommersi cittadini e imprenditori a motivo di scelte retroattive e punitive dell’economia privata”.
MC