I giorni a Santa Monica scorrono rapidamente e dopo 4 nottate al Giorgian è arrivato il momento di prendere il volo per la nostra prossima tappa, Boston.
Stavolta ci spiace proprio lasciare l’albergo, questo posto ci è rimasto nel cuore e se la vita dovesse prendere un percorso diverso da quello che segue ora, il pensiero di trasferirsi qui prenderebbe seriamente forma.
In 10 minuti siamo al parcheggio dei noleggi del Los Angeles International Airport, salutiamo Silver e ci dirigiamo al check-in e dopo poco meno di un’ora siamo in volo per Boston.
La traversata da costa a costa è turbolenta e fastidiosamente agitata, tanto che mi ritrovo a tenere in mano per 20 minuti la tazza di caffè, impossibile lasciarla sul tavolino!
Una volta atterrati la metro che ci porta nel Financial District dove si trova il nostro albergo. Scopriamo che i bostoniani vanno a nanna presto, difatti alle 21 in pieno centro i ristoranti sono praticamente tutti chiusi. Dietro consiglio della reception dell’hotel ci dirigiamo in un pub dove riusciamo a mangiare un piatto di maccheroni al formaggi, squisiti, ed un hamburger … ma siamo praticamente soli nel locale!
Poco male, tanto siamo fiaccati dal volo per cui torniamo alla nostra camera mentre gli echi dei nostri passi rimbombano per le vie deserte.
Sveglia presto e giù dalle scale per visitare la culla della democrazia statunitense, in breve siamo in di fronte al parco Boston Common, ci infiliamo in una specie di market specializzato in colazioni e pranzi veloci e con un sacchetto di carta con bagels, formaggio philadelphia e succo di frutta ci sediamo su una panchina all’ombra di un albero per fare colazione, mentre intorno a noi arrivano gruppi di turisti e scolaresche che fanno biglietti per i giri turistici nell’organizzatissimo ufficio della pro-loco. Ci sono anche le guide abbigliate da bostoniani di fine 1700!
Passeggiamo quindi nei sentieri del Boston Common, attraversiamo lo splendido Public Garden passando accanto alla statua di George Washington e costeggiamo il perimetro del parco che accarezza palazzi che riportano indietro nel tempo, quando questa città era dominio inglese, a tratti difatti ci si può dimenticare di essere al di là dell’Atlantico.
Non posso non farmi scattare una foto da Cheers (conosciuto per la serie TV degli anni 70 che da noi venne tradotta col nome di Cin Cin… no comment!).
Proseguendo per le vie di Beacon Hill giungiamo davanti alla imponente Massachusetts State House, la sede del Governatore, un palazzone su cui svetta una cupola di rame che risplende tanto da infastidire.
Giriamo verso nord e le strade si inclinano, stiamo risalendo la collina, troviamo edifici in mattoni rossi che trasudano storia, negozi con insegne del secolo scorso e veniamo rapiti dall’atmosfera d’altri tempi di questo quartiere. In breve ci perdiamo tra vie e viottoli, girando in tondo e sbucando a ridosso della Old State House, il primo parlamento delle 13 Colonie! L’effetto guardandolo è strano, davanti agli occhi hai il luogo dove tutto è nato ma attorno a lui svettano grattacieli enormi che lo inghiottono e lo fanno sembrare un piccolo vecchio edificio di 3 secoli fa, eppure la grande nazione nacque tra quelle piccole mura, i volti degli uomini che discutevano nell’aula di quel minuscolo parlamento sono l’effige della moneta più famosa del mondo, eppure… se ne sta lì, solo soletto in mezzo a dei giganti di acciaio e cemento che però non lo intimoriscono!
Passiamo così tre giorni a Boston, tra visite alla zona ex-portuale ora turistica del Quincy Market dove ci fermiamo per cena nella seconda sede del Cheers, a Cambridge per vedere l’università di Harvard… già perché Harvard si trova a Cambridge, bizzarro no?
Chiaramente non ci facciamo mancare la tappa all’Hard Rock Cafè dove recupero un altro cappello per la mia collezione privata e dove Miri non si fa mancare il suo adorato Hot Fudge Brownie Sundae, un mostro di dessert composto da un pezzo di brownie caldo con sopra del gelato alla crema ricoperto di cioccolata calda il tutto cosparso di noci tritate, cioccolato spruzzato, panna montata e una ciliegia… devastante!
All’antico porto tra velieri e moderne imbarcazioni saliamo a bordo di un Duck Tour che ci fa attraversare la città anche via acqua essendo un vecchio mezzo anfibio della seconda guerra mondiale riadattato. Poi facciamo una capatina al Boston Acquarium, che però ci lascia una grande delusione!
Infine ceniamo in un piccolo ristorante nel quartiere di North End, la little italy della città, un po’ troppo turistica per i nostri gusti ma decisamente simpatica.
L’ultimo giorno raggiungiamo la South Station attraversando le vie della Chinatown bostoniana tra mille negozi, odori e frenetico andirivieni di orientali.
Ottengo una vittoria personale riuscendo ad ordinare: due biglietti di sola andata con destinazione New York, Pennsylvania Station, pagare con carta di credito e recepire le indicazioni dell’addetto su come gestire i ritiro bagagli e la salita sul treno il tutto senza la supervisione di Miri e facendomi capire tranquillamente! Bene questo viaggio almeno è servito a smaliziare un po’ il mio inglese maccaronico!
Ora ci aspetta un argentato vagone che in circa 4 ore di viaggio attraverserà 4 stati: Massachusetts, Connecticut, New York e New Jersey con destinazione finale New York City per l’ultima tappa del viaggio.
RobiFocus