Il soggetto in questione dagli anni Novanta ci delizia sulla Rai con la trasmissione “Uscio a uscio”, cavallo di battaglia di natura politica – possibilmente con arruffianate governative –, tuttavia non disdegna argomenti più seri, come la mastoplastica additiva o chiedendosi: che estate sarà?
Uscio a uscio cavalca i topos attuali e IL Bruno sfoggia le sue analisi con una coscienziosità da intenerire, ecco un esempio. Ho trovato sempre negli ultimi anni assai curioso il colore utilizzato per le scenografie della sigla iniziale: un blu che assomiglia tanto a un altro blu. Coincidenza buffa.
IL Bruno incalza, si stizza, mette i punti sulle i, chiede la consulenza degli esperti facendosi mentore dell’immaginario collettivo degli italiani, grazie alla sua abilità nel porre domande il più delle volte così banali da renderlo simpatico, sì, simpaticamente odioso.
Non solo giornalista televisivo, sforna una quantità di tomoni impressionante e per presentarli si avvale sempre di personaggi di spicco, premier incluso. Non so se avete mai letto un suo libro, io provai alcuni anni fa, ne rimasi deliziato: le sue considerazioni attente, precise, contestualizzate, piacerebbe a Sartori avere tenuto lezioni simili alla Columbia, ma gli toccava invece un livello a ribasso. Sarebbe interessante che IL Bruno leggesse Homo videns. Televisione e post pensiero e Giovanni Nel segno del cavaliere. Silvio Berlusconi, una storia italiana.
IL Bruno conquista la terza posizione perché personaggio bandiera, segue il vento, appena cambia, lui, meglio degli anziani d’un paesello che odorano l’aria per capire se pioverà, si gira dall’altra parte e comincia con la tifoseria prudente, formale, argomentata, ma netta. Divide lo studio in destra e sinistra, e all’occasione in preferiti e meno preferiti. In ogni caso i suoi preferiti nelle poltrone a lui vicine, tanto che sia destra o sinistra.
IL Bruno non desidera consegnare un’immagine di sé altezzosa e lontana dalla gente, no, allora chiede a Renato – Mannheimer per gli amici – le opinioni degli italiani, soppesando con le statistiche i trend di pancia dello stivale. Peccato che accanto ai dati vi siano vite, sofferenze, problemi, emozioni, non solo dati appunto, che IL Bruno tratta come se fossero parole inserite nella lista della spesa.
Uscio a uscio ha un merito, non lo si può negare: la capacità di divulgazione per una platea ampia, in particolare per persone adulte e anziane. Ciononostante il punto su cui bisognerebbe riflettere maggiormente è il COME nella divulgazione. Se parlare di argomenti è sufficiente, senza curarsi di avere una grande responsabilità pubblica, allora viva IL Bruno, sempre pronto a creare contenuti, sia che si parli della questione di crisi in Iraq (chi non ricorda la sua intervista esclusiva a Saddam Hussein?), sia che si discuta dei nemertini, le loro proboscidi sono micidiali! (il primo caso vero, il secondo è probabile in futuro).
La sua carriera giornalistica, piaccia o non piaccia, è di tutto rispetto, con ruoli e responsabilità di primissimo piano. La degenerazione cominciò con Uscio a uscio, nella quale si fece serio, quasi dovesse rivelare ogni sera un segreto di Fatima. Voci di corridoio sostengono che sia di un’antipatia viscerale, come se si credesse un Dio mancato in terra, o meglio, un personaggio necessario nel mondo.
Tiene una condotta democristiana, per intenderci, genuflesso al Vaticano e ossequioso verso il potere, lui ama il potere, ama intercedere e chiedere che altre trasmissioni siano spostate per facilitare il suo Uscio a uscio; ama dietro le quinte fare l’impossibile per vincere sulla concorrenza, quale miglior modo incontrare di continuo i potenti per ottenerlo?
IL Bruno rappresenta l’Italia migliore, per dirla a mo’ di Brunetta: lecca lecca che prima o poi qualcuno ti aiuta, un modo meno istituzionalizzato della P2, come nel caso di Costanzo, ma forse più malsano, poiché colpisce nel frattempo con le sue leccate palesi il palinsesto del nostro canale pubblico, cioè soldi nostri, anche, non solo suoi.
Alla prossima.