La motivazione è che lo studio è specializzato in diritto di famiglia, e si rivolge agli uomini che stanno affrontando una causa di divorzio o per l’affidamento dei figli.
I titolari dello studio pensano che solo degli uomini possono capire gli uomini, e possono impegnarsi a fondo per tutelarne gli interessi davanti al giudice: le donne, sembra di capire, potrebbero prendere in simpatia “l’avversaria”, e quindi penalizzare gli interessi del loro cliente. ( questo potrebbe essere vero e presumo che si verifichi spesso, come può accadere anche il contrario però )
Inutile dire che, come abbiamo anticipato, alcuni hanno criticato questa politica, sostenendo che la professionalità e la capacità di un avvocato “non dipendono dal sesso”.
In Italia ad esempio solo una piccola percentuale tra il 3- 4% prevede l'affido al papà, evidentemente in quei casi ove non è possibile fare altrimenti per gravi mancanze della madre, mentre nella maggiorparte dei casi prevale l'affido condiviso...
Nell''80% dei casi infatti, durante la settimana dal lunedì al venerdì li tiene la mamma e poi il week-end il papà...ma cosa si condivide così?
Che durante la settimana dove i figli sono a scuola e la mamma al lavoro in pratica vivono da soli, mentre nel tempo libero la mamma può fare il cavolo che gli pare ed il papà al contrario sacrificare tutti i propri spazi.
Cosa c'è di equo in questa ripartizione di affido?
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