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I divieti pazzi del Carroccio: no anche al kebab-Solo " polenta e osei ",per questo Lega-Pdl liberalizzano la caccia a dismisura

Creato il 07 agosto 2011 da Andrea21948
 «Sì può: io mi vesto come mi pare, si può: sono libero di creare», cantava Giorgio Gaber. E non c’è che dire, con l’arrivo del caldo, le autorità comunali leghiste si sono date alla pazza gioia e seguono l’ironico suggerimento del cantautore. Un’ondata di divieti, tradizional-bizzarri, sta sbarcando a Bergamo e a Cittadella.

 

 

Comune che vai ordinanza che trovi, dice il detto. Ma c’è una linea comune a saldare le intenzioni del sindaco di Cittadella e quelle della giunta bergamasca: tradizionalismo e sgambetti a culture non locali.

Niente più kebab nel centro storico della città veneta: è questo l’incredibile divieto proposto dal deputato del Carroccio Massimo Bitonci. Secondo lui, «non sono certamente alimenti che fanno parte della nostra tradizione e della nostra identità, senza considerare che, nei luoghi dove se ne è permessa l’indiscriminata apertura, le amministrazioni comunali e i cittadini si sono pentiti amaramente». Parole sibilline, indubbiamente: «Non sono benvenute, nei nostri centri storici, attività che per le loro caratteristiche, quali quelle di trattare cibi cotti e trasformati da consumare sul posto senza disporre di appositi spazi, potrebbero determinare l’abbandono indiscriminato di rifiuti. Per non parlare poi dello scarso rispetto delle norme igienico-sanitarie di quelle pietanze cotte e lasciate all’aperto per lungo tempo. Dobbiamo rivalutare i nostri ottimi prodotti locali. Se non il Comune non intervenisse con una regolamentazione «ci si potrebbe trovare in centro storico l’apertura di tali attività che diventerebbero il ritrovo di gruppi di consumatori tipici di queste pietanze mediorientali, già molto diffuse a Padova».

La risposta di Bergamo non si fa certo attendere: vietati «burqa, niqab o altro indumento o manufatto, finalizzato a rendere difficoltoso il riconoscimento della persona in luogo pubblico o aperto al pubblico». E non solo: addio a pattini e skateboard, e non si potranno lasciare volantini sui parabrezza delle auto. Niente da fare anche per i pic nic nei parchi e la tintarella in bikini. Se ne discuterà al ritorno dalle vacanze estive. Quindi, almeno per quest’anno, il bikini è salvo. Ma la strategia dei Comuni appare chiara: vietare è meglio che curare.

 «Sì può: io mi vesto come mi pare, si può: sono libero di creare», cantava Giorgio Gaber. E non c’è che dire, con l’arrivo del caldo, le autorità comunali leghiste si sono date alla pazza gioia e seguono l’ironico suggerimento del cantautore. Un’ondata di divieti, tradizional-bizzarri, sta sbarcando a Bergamo e a Cittadella.

 

 

Comune che vai ordinanza che trovi, dice il detto. Ma c’è una linea comune a saldare le intenzioni del sindaco di Cittadella e quelle della giunta bergamasca: tradizionalismo e sgambetti a culture non locali.

Niente più kebab nel centro storico della città veneta: è questo l’incredibile divieto proposto dal deputato del Carroccio Massimo Bitonci. Secondo lui, «non sono certamente alimenti che fanno parte della nostra tradizione e della nostra identità, senza considerare che, nei luoghi dove se ne è permessa l’indiscriminata apertura, le amministrazioni comunali e i cittadini si sono pentiti amaramente». Parole sibilline, indubbiamente: «Non sono benvenute, nei nostri centri storici, attività che per le loro caratteristiche, quali quelle di trattare cibi cotti e trasformati da consumare sul posto senza disporre di appositi spazi, potrebbero determinare l’abbandono indiscriminato di rifiuti. Per non parlare poi dello scarso rispetto delle norme igienico-sanitarie di quelle pietanze cotte e lasciate all’aperto per lungo tempo. Dobbiamo rivalutare i nostri ottimi prodotti locali. Se non il Comune non intervenisse con una regolamentazione «ci si potrebbe trovare in centro storico l’apertura di tali attività che diventerebbero il ritrovo di gruppi di consumatori tipici di queste pietanze mediorientali, già molto diffuse a Padova».

La risposta di Bergamo non si fa certo attendere: vietati «burqa, niqab o altro indumento o manufatto, finalizzato a rendere difficoltoso il riconoscimento della persona in luogo pubblico o aperto al pubblico». E non solo: addio a pattini e skateboard, e non si potranno lasciare volantini sui parabrezza delle auto. Niente da fare anche per i pic nic nei parchi e la tintarella in bikini. Se ne discuterà al ritorno dalle vacanze estive. Quindi, almeno per quest’anno, il bikini è salvo. Ma la strategia dei Comuni appare chiara: vietare è meglio che curare.


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