Il sottoscritto appena dopo la proclamazione
Il periodo che segue immediatamente il termine degli studi con conseguente laurea è il più difficile.
“Finiti gli studi, incominciano i cazzi”. È già, perché le giornate iniziano a non avere più uno scopo.
Prima, in piena università, quando si aveva studiato tre o quattro ore si era soddisfatti (il titolo parla di laurea in comunicazione, quindi queste ore bastavano): si sapeva che si aveva svolto il proprio dovere e emigrare, per il resto della giornata, dal letto al divano e dal divano al letto non causava particolari sensi di colpa. Ora invece, laurea presa, corona d’alloro indossata e studi conclusi le giornate sembrano trascorrere molto più lente, e i sensi di colpa di essere inutile al mondo si moltiplicano.
“Ce l’hai fatta finalmente! Hai finito, ti sei laureato!”
Frase che mi sono sentito ripetere numerose volte, ed a cui con un sorriso annuivo. Il problema, invece, nasce proprio ora. “Finalmente!” dicono loro, “purtroppo” penso io. Molti pensano che l’università sia faticosa, ed effettivamente può essere tale, ma solo se si frequentano gli studi classici. Tutti quelli che cominciano per “scienze di” o “scienze della” credetemi, non sono poi così complessi: poche ore al giorno di studio ed il gioco è fatto. È una pacchia. Poca spesa, coscienza a posto. Per quello non capisco tutti gli studenti ai suddetti corsi quando si lamentano:
“C’è troppo da studiare, non ce la farò mai ad essere pronto per l’esame!”
“Com’è difficile questa materia, dovrebbero dare più crediti!”
Ma cosa vuoi che ci sia di difficile in un libro così?
Ma andate in miniera a lavorare, babbei. I corsi di medicina hanno troppo da studiare, la fisica quantistica è difficile. Non scienze della comunicazione. Ignoranti. Perdigiorno. Avete scelto una facoltà facile e avete anche il coraggio di lamentarvi.
Ma non andiamo fuori tema, il discorso è un altro. Inutili studenti di comunicazione a parte, il vero problema è quando si esce da una facoltà del genere, quando cioè si dovrebbe trovare lavoro ed iniziare a guadagnare, dopo anni di spese per libri, lezioni e cose del genere. Si dovrebbe, finalmente, crescere. Smettere di passare le (poche) ore sui libri e iniziare ad essere utili alla società.
Purtroppo, però, se sei un neolaureato in comunicazione non è affatto facile. La fortuna è che, in teoria, si potrebbe svolgere più di un lavoro: giornalista, addetto stampa, responsabile della comunicazione, addetto vendite eccetera eccetera, sia sotto un ente pubblico che un privato. Il problema? Quasi nessuno cerca figure professionali di questo tipo, e in più molti imprenditori dicono “Che mi serve pagare uno per comunicare? Posso farlo benissimo da solo!”.
Benvenuto nel mondo del lavoro, Fabrizio.
Il mondo del comunicatore era già difficile quando io cominciai gli studi, figuriamoci adesso. Crisi di qua, crisi di là, non sono giorni facili. E nonostante il governo continui a elargire, come fossero caramelle, frasi del tipo “La fine della crisi è vicina”, “In fondo al tunnel si inizia a intravedere la luce”, la verità è che sono sempre troppo ottimisti. Con 3 milioni e mezzo di disoccupati previsti per il prossimo anno – di cui oltre il 40% giovani – per un neolaureato come me e come molti altri la strada sembra tutta in salita.
Non basta più mandare mail e mail al giorno, oggi per trovare lavoro bisogna conoscere le persone giuste. Bisogna utilizzare tutte le scorciatoie possibili. Anche se si è meritevoli, anche se si ha lavorato sodo. Difficilmente conta il voto sulla pergamena, basta solo conoscere l’amico del fratello del cugino. Così, oggigiorno, funziona in Italia. Il Belpaese, lo stivale. Una nazione dove Cicciolina, perché ex parlamentare, prende tremila euro di pensione. No dico, CICCIOLINA. Ed è una delle più basse inoltre. La lista dei pensionati d’oro parla di 13 miliardi di euro spesi dallo Stato per questi ex lavoratori. La più elevata? 91.337,18 euro lordi al mese, per Mauro Sentinelli. Cioè questo Sentinelli, ora che non lavora più, prende novantamila euro AL MESE di pensione.
NOVANTA
MILA
EURO
AL
MESE.
Significano tremila euro al giorno.Praticamente la pensione mensile di Cicciolina. Praticamente più della media degli stipendi mensili degli italiani. Praticamente, ciò che prenderei io al mese se nella vita mi realizzerei al massimo. E,come lui, De Petris, Fanelli, Giordano. Nomi sconosciuti ai più, ma che guadagnano al giorno più di quanti possano sognarlo in un mese.
Mauro Sentinelli, la pensione più ricca d’Italia
Ah, e senza fare niente tutto il giorno.
E io che faccio fatica a trovare uno straccio di stage da 450 euro al mese. Grazie Stato italiano.
Dico io, ma di quale crescita stiamo parlando? Crescita personale, di un giovane uscito dall’università che vuole iniziare a guadagnare per poi un domani (magari eh, magari) prendere casa e, sempre magari, mettere su famiglia? Di uno stato che sputtana i pochi soldi che ha in pensioni, bonus per politicanti/portaborse/parentiamicicuginifidanzate, opere edili completamente malfatte o inutili o inutilizzate? Come possono crescere i giovani in uno stato governato da persone che sembrano tornate bambini, di quelli che “Voglio tutto io!!!!”? Di uno stato governato da bambini che inoltre fanno i gradassi col più debole (ad esempio, raddoppiando l’importo di una multa se non pagata entro i 60 giorni) e col più forte fanno i sottomessi (il caso del condono dei 98 miliardi di euro ai big del gioco d’azzardo insegna)? Come fa a crescere uno stato così, ad uscire dalla crisi, ad aumentare il pil? Come si fa parlare di crescita di uno Stato in queste condizioni? E di un giovane?
Ai posteri l’ardua sentenza. Che poi sarebbero i giovani d’oggi, che difficilmente cresceranno nella stessa città dove sono nati. O peggio, nello stesso paese. E quindi l’ardua sentenza a chi?
Ai soliti quattro nomi che si sentono in tv quando si parla di politica, tanto ci seppelliranno tutti.
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