Silenziosi, precisi, anonimi. I droni, i protagonisti della guerra totale scatenata dagli Stati Uniti in Medio oriente, giorno dopo giorno si stanno appropriando anche dei cieli dell’America latina. Questioni di sicurezza, di studio meteorologico, di osservazione del territorio, di prevenzione dei disastri naturali: le spiegazioni dei governi sono molteplici, ma celano appena l’interesse principale, che è quello della sorveglianza, seguendo uno schema da Grande fratello ormai diventato consuetudine nel mondo occidentale. Il controllo dai cieli su questi maneggevoli apparecchi privi di equipaggio, si sta affermando come un’arma di grande potenziale a cui i governi dell’America latina non intendono rinunciare. Con un’autonomia che giunge fino a 30 ore continue di volo, la possibilità di raggiungere un’altezza massima di 9000 metri, il drone (o UAV, la sigla di Unmanned Aerial Vehicle, APR in italiano, Aeromobiale a Pilotaggio Remoto) risponde alle esigenze del mutato ordine, sia in materia di politica interna che estera di ogni nazione.
Sulle orme dei Predator, Reaper e Global Hawk statunitensi, i governi latinoamericani stanno lavorando con le industrie locali per approntare i propri modelli. Alcuni di loro sono già in funzione, come il Lascar, consegnato all’esercito cileno dallo sforzo congiunto dell’Universidad de Chile con l’azienda privata Presagia. Il Venezuela di Chávez ha quasi terminato la costruzione di un drone con la collaborazione dell’Iran, mentre il Brasile dispone attualmente di sedici droni comprati ad Israele che utilizza per controllare le sue estese frontiere. La Embraer, colosso dell’aviazione brasiliana, sta lavorando sul modello Harpía che avrà un ruolo fondamentale per la sicurezza dei Mondiali di calcio del prossimo anno e dei Giochi olimpici del 2016.
Secondo l’analista Raul Sohr ¨l’uso di droni in America latina responde alla necessità di controllare la sicurezza di frontiere e di zone di interessi speciali in paesi dalle grandi estensioni¨. Una visione ottimista ed anche populista sul loro utilizzo. Nella teoria, i droni svolgono compiti associati alla sicurezza dei confini e al controllo dei fenomeni meteorologici, ma è facile associare il loro ruolo, come insegna l’esperienza, a mansioni meno convenzionali e ruoli più strategici e tattici. Per esempio, proprio il Cile, potrebbe usare questi guardiani del cielo nel complicato conflitto interno con la minoranza Mapuche, popolazione che vive in zone impervie e per controllare gli spostamenti delle truppe boliviane, nell’escalation della diatriba sullo sbocco al mare richiesto dal governo di Evo Morales. In fondo Lascar –il nome del drone cileno- significa Lingua di fuoco, in riferimento al vulcano che sorge nel deserto di Atacama: non proprio un’allusione pacifica. Il loro uso inadeguato, per fini militari e bellici, è stato messo in questione dalla diplomazia peruviana, che insiste nell’importanza di avviare un tavolo di negoziati per stabilire norme precise, soprattutto per salvaguardare le relazioni tra paesi vicini.
Chi ha già usato i droni per problemi di ordine interno è il Messico. Al momento, è l’unico paese latinoamericano ad aver ricevuto apparecchi statunitensi e ad averli adottati nell’ambito della lotta al narcotraffico. Con questo compito i droni hanno cominciato a solcare i limpidi cieli messicani dove, non ufficialmente, sono stati usati in diverse operazioni contro i cartelli. Le informazioni sul loro impiego sono riservate. Tecnicamente l’uso di droni Usa in Messico è illegale ma nè l’ex presidente Calderón che ne aveva approvato le missioni, né Barack Obama si sono mai preoccupati di una possibile censura. Per aggirare l’ostacolo giuridico, la messicana Hydra Technologies e l’israeliana Elbit Systems (che ha ricevuto commesse in quasi tutta l’America latina) stanno lavorando in congiunto per approntare un drone con la bandiera dell’aquila, su richiesta del governo federale. Lo stato maggiore statunitense preme però perché i droni siano adoperati con maggior frequenza in America latina.
L’industria dei droni, per quanto emergente, è in piena espansione. Stati Uniti ed Israele sono al primo posto per le commesse, ma l’industria latinoamericana, appresa in fretta la lezione, si è gettata nel settore con investimenti e tecnologia. Il controllo dai cieli, insomma, diventerà cosa di tutti i giorni, l’ennesima deriva di una società che non può fare a meno di fare della sorveglianza la propria peculiarità.
Articolo apparso in esclusiva sull’appzine L’Indro: http://www.lindro.it/
I droni: il Grande fratello vola sui cieli dell’America Latina
Creato il 15 febbraio 2013 da EldoradoPossono interessarti anche questi articoli :
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