Scritto nove anni dopo "Il Talento Di Mr. Ripley" - opera più celebre della Highsmith - quella di cui Amini si fa carico è sicuramente una storia che mira a mantenere dei fortissimi punti di contatto con quella portata al cinema circa quindici anni fa da Anthony Minghella, a cominciare dall'attrazione di un aspirante truffatore verso un'altro più maturo e già compiuto.
Nella fuga da Atene per sospettato omicidio dei coniugi Viggo Mortensen e Kirsten Dunst, sostenuta dalla guida turistica furba e tuttofare di Oscar Isaac, esiste infatti un'ammirazione di fondo tra chi, nella sua vita, per vivere, sta provando a farsi furbo e chi invece c'è riuscito perfettamente diventando esageratamente ricco a spese degli altri. Così, il piccolo incidente di percorso che va ad unire i due uomini in una convivenza lunga e scomodissima, seppur truccato e venduto ripetutamente da triangolo amoroso ruotato attorno all'unico personaggio femminile, assume, in realtà, le vesti di una lotta silenziosa in cui il Re della foresta cerca in tutti i modi di non perdere la sua corona contro il Ribelle che ha in mente di impossessarsene.
L'epilogo turco perciò giunge scarico sia di suspense che di spiazzo, peggiorando - se poteva essere possibile - l'andamento di una sceneggiatura che non rischia mai qualcosa, ma preferisce affidarsi alla bravura di un cast rodato e affermato. Neanche a farlo apposta perciò, è proprio per colpa dei due volti assunti che Amini non centra il bersaglio: curando molto più quello nuovo, dietro la macchina da presa, e assai meno il vecchio, che trascurato fa fallire in pieno la sua intera operazione.
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