Ai cinque cambi molto strategici dei Lions (uno dietro, Jamie Roberts, due su tre in prima linea e due su tre in terza, e come se non ci fossero muscoli a sufficienza, Manu Tuilagi pronto in panca), lo staff australiano risponde con un solo cambio tra i titolari e uno più una "retrocessione" in panca.
In campo abbiamo l'anticipato ritorno del veterano George Smith all'openside (nella foto). L'ingresso del leader del pack Wallabies per anni, che Deans vorrebbe convincere a prolungare la carriera fino ai Mondiali 2015, comporta lo scivolamento dell'eccellente Michael Hooper in panchina - ubi maior ...; in più è convocato pronto al cambio anche Ben McCalman, primariamente per il numero otto ma è scelta di flessibilità: oltre che schierabile blindside come i simile Mowen, l'ultima sua volta nei Wallabies (2011) fu schierato openside. I due che lasciano la panca sono il pur meritevole Liam Gill - in quanto fotocopia di Hooper - e il centro Rob Horne, lasciando unico utility back Jesse Mogg.
Del resto tutti i barometri prevedono sturm und drang, tempesta e assalto: i Wallabies si attrezzano per il tempaccio, ma un solo cambio fa capire che non sono loro quelli chiamati a cambiar piano di gioco.
Affrontare dei Lions versione Arditi, con lo sfondatore centrale Roberts a richiamar difesa e quindi aprire varchi al largo e una terza linea tutta di ball carrier: una volta assicurato il presidio delle mura con l'esperienza di Smith, le masse di Mowen e Palu, Horwill e Douglas, le cure di Deans probabilmente sono rivolte al miglioramento nella execution dei suoi. Cioè diminuire il tasso di errori nell'handling, mantenendo l'attenzione e la pressione sia in fase di possesso che senza, e il controllo delle fasi statiche. Ciò è tutto molto Aussie, ma è anche più facile a dirsi che a farsi, soprattutto l'ultima, dati i bellicosi piani di battaglia Lions e i loro adeguamenti in prima linea. Dopotutto però gli Australi sono all'inizio della stagione, in teoria possono solo migliorare in quanto ad accuratezza.
L'aver portato l'avversario a cambiare radicalmente game plan all'ultima partita in una serie equilibratissima, è indubbiamente una vittoria psicologica per lo staff dei Wallabies: è uno scossone che potrebbe rivelarsi auto-distruttivo per chi lo fa, a maggior ragione essendo i Lions privi di molti leader, da capitan Warburton a O'Connell allo stesso O'Driscoll. Più sicurezza aiuta, rafforzata dal fatto che il Galles, l'ubi consistam di Gatland, non è mai riuscito a impensierire l'Australia di Deans . Ma tra questo e dire rilassati sin d'ora che la Serie 2013, una delle più equilibrate mai viste, si concluderà come tutte le altre post 1993, ancora ce ne passa ...
Australia: 15 Kurtley Beale, 14 Israel Folau, 13 Adam Ashley-Cooper, 12 Christian Lealiifano, 11 Joe Tomane, 10 James O'Connor, 9 Will Genia, 8 Wycliff Palu, 7 George Smith, 6 Ben Mowen, 5 Kane Douglas, 4 James Horwill (captain), 3 Ben Alexander, 2 Stephen Moore, 1 Benn Robinson.
Replacements: 16 Saia Faingaa, 17 James Slippper, 18 Sekope Kepu, 19 Rob Simmons, 20 Ben McCalman, 21 Michael Hooper, 22 Nick Phipps, 23 Jesse Mogg.
Nel frattempo, chi di polemica ferisce ... ricordate Gatland abrasivo dopo Gara Uno: sprezzante sulla scelta delle scarpe di Beale, sull'etica rugbistica di Horwill, sul gioco dei trequarti in gialloverde. Il tutto nel silenzio del connazionale Deans, che signorile continua. Bene, ora tocca al Warren: la stampa australiana - e non solo - è scatenata avverso la scelta di lasciar fuori BOD.
Un anticipo dell'affilatura penne in corso in tutta la Gran Bretagna di qua dell'Offa's Dyke, pronte a scatenarsi in caso di sconfitta; a partire dall'Inghilterra, la Casa Madre Lions umiliata a fornitrice di soli piloni e poco più, manco fosse una Romania o Georgia. Ha agevolato le critiche un coach decisamente sulla difensiva e quasi imbarazzato sul tema in conferenza stampa.
Contro la scelta tattica vengono agitati i 23 placcaggi di O'Driscoll in due gare con zero errori o il suo decoy run che ha agevolato la meta di Cutberth in Gara Uno. Già a dirlo però, appare un po' pochetto: è difficile nascondersi lo scarso impatto di un veterano del suo calibro nell'economia dei Test, persino in termini di carisma nei confronti degli arbitri: l'han ripreso come un novellino ... BOD non ha funzionato per problemi di mancata intesa con Jonathan Davies, o la pressione portata sull'altro Jonathan - Sexton - ha impedito di innescarlo con continuità? O è stato piuttosto quel suo costante drift verso l'outside con tutti i sostegni costretti ad arrancargli dietro (analisi impietosa del connazionale Geordan Murphy), invece del dritto per dritto nei troppo presidiati corridoi inside?
Sta di fatto che la logica dell'ingresso di Roberts non appena disponibile, ancorché "disperata" nella sua palese chiarezza e rifiuto di "piani B", mi pare difficilmente attaccabile: era il titolare designato.
Aveva senso tenere BOD outside al posto di Davies (di fatto è questi che gli soffia il numero 13), in forma e col quale Roberts ha un affiatamento pluriennale? La vera questione potrebbe essere, perché non portarlo in panchina? Un impact player d'esperienza, da inserire in un finalone tirato al cardiopalma, in cui i ragazzini alla O'Connor perdono la trebisonda come in Gara Due. All'esperienza Gatland ha preferito l'impatto dei muscoli di Tuilagi e tant'è, buona fortuna.
Anche i critici han però l'aria di usare il naturale declino dell'ex Re Leone in modo pretestuoso: nella realtà è plausibile e forse anche giustificabile ce l'abbiano con Gatland per la scelta di nove Dragoni su 15, dieci su 23 nel deciding game ... anche se era stato molto chiaro su questo, sin prima di partire. O forse appunto, stan solo affilando le penne nel caso che ...
Come ha scritto un lettore, questa non è solo una gara, è già una epopea.