Nell’ultimo trimestre del 2012, sono state dichiarate fallite 3.745 aziende. Un quinto di tutti i fallimenti del 2012, si è registrato in Lombardia, pari al 22,7% del totale, che “vince” il primato di prima regione colpita da questa piaga sociale. La seconda regione, nella “Hit parade” della distruzione delle piccole e medie imprese italiane, è la regione Lazio con 1.245 fallimenti. I settori più colpiti sono l’edilizia, con 2.600 casi solo nel 2012, pari ad un’ impresa per ogni 5 fallimenti. Di queste, 1.040 casi sono installatori, e 1.570 imprese, circa, sono di costruzioni. Sempre nel 2012, i settori più colpiti sono stati “Commercio all’ingrosso” nel settore no-food, e 740 casi circa, nel settore ingrosso alimentari. I dettaglianti sono stati 1.400, nel settore alimentari. Questi dati sono incompleti. C’è molto di più. Comunque, bastano questi dati per far comprendere icasi di suicidio, che quotidianamente avvengono in Italia? Il dato ufficiale dei suicidi, nel 2013, è di 119 casi, di persone che si son tolte la vita per debiti, o per aver perso l’azienda. I dati reali, invece, parlano di 3.500 casi. Anche sui morti dobbiamo speculare, per la propaganda governativa, che nasconde i problemi, e poi ci presenta il conto da pagare, sempre, inopinatamente, e senza esclusioni di colpi, se appartieni al “popolo dei cittadini”?
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