Con questo, il quadro dell'Italia è completo. Mentre il paese va a ramengo e la classe politica, stando alla voce dell'opinione pubblica e ai risultati dei sondaggi di movimenti di protesta, è quella più delegittimata di sempre, forse anche più di quella di tangentopoli, se qualcuno si azzarda a far notare questa drammatica realtà, seppure sotto forma di satira, ecco che è lui il colpevole, e non la realtà che vorrebbe dipingerci. Soprattutto perchè, durante il Festival, ci si vuole scordare di quella realtà, ci si vuole alienare da un mondo politico che non deve essere vissuto troppo bene se si grida "via la politica da Sanremo". E' strano, perchè invece di gridare via i politici da Sanremo e dall'Italia, via quei politici che hanno portato l'Italia vicino al baratro -l'Italia, e non la Germania, la Francia, l'Inghilterra, la Danimarca, l'Olanda-, via quella classe di amministratori che la Corte dei Conti fa sicuramente capace di produrre 60 miliardi di corruzione l'anno, invece di inveire contro quelli che probabilmente sono i veri artefici del declino maestoso dell'Italia, ebbene si inveisce contro questa realtà che la satira vorrebbe far emergere. E allora mi viene da pensare che agli autori della contestazione, ai tre o trenta urlatori dell'Ariston, non stesse a cuore la perfetta separazione di intrattenimento e politica -commistione che, del resto, un politico attualmente sfrutta in maniera intensa- ma solo la perfetta separazione di critica e politica, o meglio, critica e loro referente politico -tale S.B-.
Che Sanremo, come quasi qualsiasi altra trasmissione, non sia luogo adatto per parlare di politica non, si badi bene, in maniera seriosa, perchè forse allora sì che sarebbe stata fuori contesto, ma in maniera scherzosa, da guitto, come capita sempre con le performance dei comici, e come è spesso successo pure in questo paludato programma televisivo, è un'affermazione priva di senso: al Festival vi sono sempre stati i comici, e i comici, nel loro repertorio, hanno sempre avuto pezzi di satira politica, solo che magari non si era in campagna elettorale e allora non si aveva la paranoia del complotto.
Coloro che hanno gridato via la politica da Sanremo non l'hanno fatto perchè ritengono la politica stessa la vera antipolitica ma solo perchè venivano attaccati, nella satira, i loro beniamini. Infatti, se la politica fosse una cosa buona e giusta non si vede perchè dovrebbe essere tenuta fuori da un qualsiasi programma di intrattenimento. Fatto salvo che lo spettatore di un teatro ha sempre il diritto di contestare l'attore sul palco, se sbaglia o prende una stecca, o anche perchè gli sta antipatico, questo non implica che per forza, al di là di questo suo intoccabile diritto, egli abbia minimamente ragione. E' vero che si può anche lasciare, a volte, una zona franca dal parlar di politica, ma è anche vero che proprio l'attività di sberleffo dei potenti è da sempre associata allo spettacolo, è la forma di sopportazione del potere per eccellenza, così spesso associata al riso da essere quasi una forma di terapia. Per questo è così esagerata e caricaturale, e per questo spesso possiamo sopportare le malefatte dei politici. Quindi, in ultima analisi, dovrebbero pure ringraziarla, la satira.
Quelli che urlavano, invece, non volevano che non si parlasse di politica, volevano che non si parlasse male della loro politica, e in special modo di un politico, ritenendo che l'intervento di Crozza fosse inteso a screditare una sola parte, ma così non è stato. L'intervento di Crozza è quasi da par condicio perfetta, quindi questa presunta scusa al via la politica appare quanto mai inconsistente. Tanto valeva dire via Crozza da Sanremo. Ma era l'opinione di una trentina di individui, non di tutta la platea. La performance di Crozza non può essere discussa dal mero lato dell'esibizione ma solo da quello del soggetto. Però è come se all'opera non si fischiassero il tenore o la soprano per aver preso una stecca ma per l'aria che cantano. Sarebbe assurdo.
In ultimo. Voler tener nascosto, celato, rendere opaco, sono tutti desideri di chi sguazza nel torbido. Sono poche le attività lecite che uno vuol tenere nascoste, e sono per lo più quelle legate alla pubblica decenza. Per il resto, chi vuol mantenere una cappa oscura sopra le cose non raccoglie le mie simpatie: è solo dalla conoscenza che l'umanità progredisce, conoscenza scientifica da un lato e diritto all'informazione dall'altro, due specie di capisaldi irrinunciabili, ma vallo a far capire.