Il Guerriero di Capestrano
La "nazione" dei Vestini si forma dall'unione di tre gruppi che, nell'Età del Bronzo, sono stanziati nelle conche abruzzesi di Capestrano, Navelli e L'Aquila. Si tratta prevalentemente di allevatori transumanti che daranno luogo a comunità in cui le ricchezze mobili sono le più importanti.A difesa delle mandrie, ricchezza dei Vestini, costoro costruiscono delle grandi torri di avvistamento e fortezze d'altura, presupposto della presenza, all'interno della comunità, di una classe ben rappresentata di guerrieri, che gli archeologi hanno individuato anche attraverso le armi con le quali vengono sepolti. Le prime sepolture (I millennio a.C.) sono prevalentemente tumuli corredati da stele in pietra. La necropoli di Bazzano, scoperta nel 1992 nei pressi de L'Aquila, ha restituito finora ben 1667 tombe comprese in un arco temporale che va dal IX al I secolo a.C..
Sono ben 50 i tumuli individuati all'interno della necropoli di Bazzano, purtroppo danneggiati dall'attività agricola. Una delle sepolture che si è conservata meglio delle altre è quella realitva ad un giovane. Nei corredi funebri più antichi si nota la sottolineatura dello stato sociale del defunto, l'uso del vino o di altre bevande alcoliche, mediante la deposizione di orci e brocche di impasto scuro. Le armi, deposte con i guerrieri, sono costituite da lance con punta in ferro e spade corte, sempre in ferro.
Dal VII secolo a.C. l'utilizzo del tumulo come sepoltura "privilegiata" va scomparendo. Compaiono tombe a fossa che formano tra loro un rettangolo circondato da uno spazio lasciato vuoto. Forse, anticamente, questi spazi sono protetti da palizzate e muretti, tracce dei quali sono state ritrovate sempre a Bazzano e ad Alfedena, nel territorio dei Sanniti Pentri. Forse si tratta di gruppi di sepolture appartenenti ai membri di una medesima famiglia, con deposizioni di uomini, donne e bambini.
Necropoli di Fossa (Aq) (Foto: Comune di Fossa)
I corredi più ricchi sono appannaggio degli uomini. Uno di questi corredi è emerso proprio a Bazzano, in quella che è stata immediatamente battezzata la "Tomba del Principe di Bazzano", i cui oggetti sono ora in mostra al Museo Archeologico Nazionale d'Abruzzo a Chieti. Il defunto aveva un'età stimata di circa cinquant'anni.Dalle sepolture dei guerrieri Vestini non sono emersi elementi difensivi dell'armamento, quali l'elmo, lo scudo, la corazza o gli schinieri. Questo ha indotto gli archeologi a pensare che questi elementi fossero confezionati in materiale deperibile quali legno, cuoio, pelle o lana, più leggeri e caldi del metallo e sicuramente più economici, adatti a guerre in ambienti montuosi e in climi freddi. E' questa la considerazione che ha indotto questa popolazione dell'Italia centrale a confezionare anche particolari tipi di calzature, una sorta di stivali allacciati tramite occhielli in metallo, sostituiti in seguito da calzari con supporti di ferro e chiodature o pattini che rendeva agevole il camminare sul ghiaccio.
Necropoli di Bazzano, elemento decorativo
di letto funerario (Foto: G. Lattanzi)
Nelle sepolture di questo periodo si passa dalla cultura del simposio a quella del banchetto: sono riemersi spiedi e alari in ferro per arrostire le carni e grattuge in bronzo utilizzate per sminuzzare le spezie sulla carne o nel vino. Le sepolture femminili abruzzesi sono caratterizzate dalla presenza, invece, del cinturone rivestito di placche metalliche. Le fuseruole sono piuttosto rare, in queste sepolture, i rocchetti per il filo pressoché assenti.
Notizie dei Vestini si hanno grazie a Tito Livio che scrive del loro patto con i Sanniti nel 326 a.C.. Proprio quest'alleanza costa cara alla gente dell'Abruzzo antico, perché determina la spietata reazione romana, condotta dal console Decimo Giunio Bruto Sceva, che distrugge gli insediamenti fortificati dei Vestini e le due cittadine di Cingilia e Cutina. In seguito il territorio dei Vestini viene assoggettato alla repubblica romana che vi crea due prefetture: quella di Aveia (attuale Fossa) e Peltuinum (attuale Prata d'Ansidonia), entrambe in provincia de L'Aquila.
I Vestini combattono, in seguito, sotto la guida del pretore Gaio Pontidio, nella Guerra Sociale che i socii italici scatenano contro Roma tra il 91 e l'88 a.C.. La sconfitta arriva per mano di Gneo Pompeo Strabone. Nella successiva sistemazione e riorganizzazione augustea d'Italia, i Vestini sono distinti tra Transmontani e Cismontani.