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Creato il 28 gennaio 2013 da Ifilms

Kamikaze Girls può essere considerato a tutti gli effetti uno spartiacque nella carriera registica di Tetsuya Nakashima, quasi un trampolino di lancio verso la consacrazione, anche a livello internazionale, arrivata con il suo film seguente Memories of Matsuko. Le due pellicole, molto diverse tra loro, sono comunque accomunate dal medesimo approccio visivo ma, dove in Kamikaze Girls questo aveva la principale funzione di sottolinearne la natura Pop e fumettistica, in Memories of Matsuko viene utilizzato come efficace contrasto con le drammatiche vicende della protagonista, Matsuko, trovata morta in un parco. Spetterà al nipote Sho, incaricato dal padre di ripulire l' appartamento dove viveva la zia, ricostruire, attraverso ricordi e testimonianze di chi l' ha conosciuta, la vita della donna, nella quale scoprirà di riconoscersi almeno in parte.

Caricando tutto il peso del film sulle spalle della bravissima Miki Nakatani, che si presta a continue trasformazioni per tracciare le varie fasi della vita di Mitsuko, Nakashima racconta di come, nell' arco di quasi trent' anni, una giovane insegnate ventenne abbia finito i propri giorni come un' obesa reclusa, diventando, nel mezzo, massaggiatrice, parrucchiera ed assassina. Tratto dal romanzo di Muneki Yamada e sceneggiato dallo stesso Nakashima, Memories of Matsuko è il viaggio attraverso la storia di una donna sfortunata, forse troppo ingenua, ripudiata dalla sua stessa famiglia ma colpevole unicamente di un desiderio fortissimo di essere amata. Forse per colmare un vuoto affettivo che si porta dietro da bambina, cerca negli uomini il modo di compensare una solitudine lacerante finendo per adattarsi a loro e perdendo ogni volta un pezzo di se stessa. E' facilmente intuibile come la materia del film potesse essere facilmente trasformata in un polpettone ricattatorio di lacrime e sofferenza, cosa che il regista giapponese evita abilmente con un mix suggestivo di stili diversi che sfociano spesso e volentieri nel musical (le cui composizioni sono, tra gli altri, dell' italianissimo Gabriele Roberto). Anche se superficialmente celata, la componente drammatica rimane comunque viva e accesa arrivando allo spettatore forse in maniera meno diretta ma non per questo meno incisiva. E rimane li, a crescere sotto pelle, la sensazione che si sia voluto ancora una volta dare un ritratto di una società troppo castrante e selettiva, che genera reietti e outcast come Mitsuko e Sho, ai quali, solo trovando la propria strada fuori dagli schemi, viene concessa una possibilità di redimersi.

Voto: 3/4


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