Festival storicamente poco incline al glamour, ad un prestigio effimero supportato da lustrini&paillettes, gli organizzatori prediligono un’attenzione concreta sulle pellicole proposte, mantenendosi coerenti ad una direzione artistica all’insegna di un rigore e di una sobrietà molto teutonici.
Il prestigioso regista cinese Wong Kar-wai, quest’anno Presidente di Giuria, avrà l’arduo compito di assegnare, tra i vari riconoscimenti, anche l’Orso d’Oro, il premio più importante di tutta la manifestazione, riservato al miglior film in concorso.
Scorrendo l’albo d’oro dell’ambito premio, balzano agli occhi alcuni tra i nomi più importanti della storia del cinema (Bergman, Antonioni, Godard, De Sica, Pasolini, Malick, P.T. Anderson), a conferma dell’altissima qualità delle pellicole proposte nel corso degli anni.
Giunta alla 63esima edizione, quest’anno la manifestazione aprirà i battenti il 7 febbraio, per concludersi poi il 17. Fin dal 1951, anno della prima edizione, nella sezione dei film in concorso hanno sempre convissuto grandi nomi di registi già affermati e talenti in erba pronti ad entrare nell’Olimpo del cinema.
Ecco l’elenco completo dei film del Concorso:
Camille Claudel 1915, di Bruno Dumont
Elle s'en va (On my Way), di Emmanuelle Bercot
Epizoda u životu berača željeza (An Episode in the Life of an Iron Picker), di Danis Tanovic
Gloria, di Sebastián Lelio
Gold, di Thomas Arslan
La Religieuse (The Nun), di Guillaume Nicloux
Layla Fourie, di Pia Marais
The Necessary Death of Charlie Countryman, di Fredrik Bond
Nugu-ui Ttal-do Anin Haewon (Nobody's Daughter Haewon), di Hong Sang-soo
Paradies: Hoffnung (Paradise: Hope), di Ulrich Seidl
Poziţia Copilului (Child's Pose), di Călin Peter Netzermiere
Parde (Closed Curtain), di Jafar Panahi
Promised Land, di Gus Van Sant
Side Effects, di Steven Soderbergh
Dolgaya schastlivaya zhizn (A Long and Happy Life), di Boris Khlebnikov
Prince Avalanche, di David Gordon Green
Uroki Garmonii (Harmony Lessons), di Emir Baigazin
Vic+Flo ont vu un ours (Vic+Flo Saw a Bear), di Denis Côté
W imię... (In the Name of), di Małgośka Szumowska
Tra i film più attesi, c’è sicuramente Camille Claudel 1915 dell’acclamato regista francese Bruno Dumont. La nostalgia del processo creativo, analizzata con rigore e acuta provocazione, in linea con la sua poetica, è il tema centrale di una pellicola che vede protagonista un’artista, splendidamente interpretata da Juliette Binoche, rinchiusa in un manicomio fino alla fine dei suoi giorni.
Si preannuncia molto interessante Promised Land, storia dei grovigli sentimentali e professionali di un agente di vendita. Matt Damon, protagonista e co-sceneggiatore, sembrava dovesse esordire dietro la macchina da presa con questo film ma, a causa di un’agenda già troppo fitta per il 2013, ha preferito cedere il timone al grande Gus Van Sant.
Tra i grandi nomi presenti al festival, spicca anche quello dell’austriaco Ulrich Seidl, cineasta dallo stile asciutto e documentaristico, che chiude la sua discussa trilogia incentrata sul conflitto sesso/religione (iniziata con Paradise: Love e proseguita con Paradise: Faith, in concorso lo scorso anno a Venezia) presentando la pellicola Paradise: Hope.
Da tenere d’occhio anche Nobody’s Daughter Haewon di Hong Sang-soo, regista sudcoreano dal tocco delicato e sensibile, già premiato a Cannes nel 2010 nella sezione Un Certain Regard per il film Ha Ha Ha.
Decisamente accattivante e di grande richiamo per il grande pubblico, Side Effects, l’ultima fatica di Steven Soderbergh, incentrata sull’ambigua relazione tra una donna (Rooney Mara) e il suo psichiatra (Jude Law), vanta tra gli interpreti anche Catherine Zeta-Jones e Channing Tatum.
Molto interessante anche la sezione Fuori concorso, in cui spiccano The Grandmaster di Wong Kar-wai, film d’apertura del festival, Night Train To Lisbon di Billie August, sontuosa produzione europea con Jeremy Irons, Christopher Lee, Mélanie Laurent, Charlotte Rampling e Bruno Ganz, e Dark Blood di George Sluizer, film del ’93 rimontato e ultimato dal regista dopo averne interrotta la lavorazione vent’anni fa a causa dell’improvvisa morte per overdose del protagonista River Phoenix., compianto fratello di Joaquin.
Nella sezione Berlinale Special, meritano di essere messi in evidenza tre titoli di sicuro appeal per il grande pubblico: La migliore offerta di Giuseppe Tornatore, uscito nelle sale italiane il 1° gennaio, The Look Of Love di Michael Winterbottom, storia del pornografo Paul Raymond, noto con il soprannome di “King of Soho”, divenuto uno degli uomini più ricchi della Gran Bretagna e, infine, Les Misérables di Tom Hooper, sfarzoso musical a stelle e strisce candidato a ben 8 premi Oscar, tratto dall’omonimo romanzo di Victor Hugo, con Hugh Jackman, Russell Crowe, Anne Hathaway, Helena Bonham Carter e Sacha Baron Cohen.
In Panorama, sezione che esplora le nuove tendenze del cinema contemporaneo, è da segnalare Don Jon’s Addiction, pellicola che segna l’esordio dietro la macchina da presa dell’attore Joseph Gordon-Levitt.
Completano il quadro delle sezioni del festival: Panorama dokumente, Forum (che include avanguardia, lavori sperimentali, reportage politici e, più in generale, nuovi orizzonti cinematografici) e Perspektive Deutsches (panoramica sui trend del cinema tedesco, con uno sguardo al futuro).
Estremamente raffinata la retrospettiva di questa edizione: “The Weimar Touch. The International influence of Weimar cinema after 1933” in cui sono proposti 33 film, suddivisi in 5 capitoli, che esemplificano l’influenza della Repubblica di Weimar su importanti registi mitteleuropei, nella loro produzione cinematografica fino agli anni ’50.
Ce n’è veramente per tutti i gusti.