Saga familiare affascinante e potente, La caduta degli dei è uno dei (tanti) capolavori di un regista che ha scritto la storia del cinema, intrecciando nelle sue opere la passione per il teatro, la musica, la letteratura. Sotto il segno di Wagner e Thomas Mann, il film rappresenta una vetta assoluta del decadentismo viscontiano, dove pulsioni di morte, dissoluzione morale, perversione sessuale e fosco romanticismo, dipingono un quadro al cui fascino è impossibile sottrarsi. Germania 1933-34, dall’incendio del Reichstag alla “notte dei lunghi coltelli”. Storia della famiglia alto borghese tedesca degli Essenbeck, industriali metallurgici, alle prese con odi, violenze e rivalità interne mentre il cupo spettro del nazismo avvolge il Paese. L’avvento di Hitler è alle porte. Il crollo di una famiglia (e di una nazione) in un’atmosfera claustrofobica e oppressiva, messo in immagini da un autentico poeta del cinema, colto e raffinato, unico per sontuosità della messinscena e direzione degli attori. La performance di Martin che si cala nei panni di Marlene Dietrich ne L’angelo azzurro al cospetto della famiglia, il massacro delle SA, l’incesto e l’agghiacciante finale sono alcune delle scene memorabili di un film squilibrato, a tratti compiaciuto, che ha tutto il fascino e la forza di un’opera d’arte imperfetta. E’, in ogni caso, uno spettacolo unico. Cast impressionante: Dirk Bogarde, Ingrid Thulin, Helmut Griem, Helmut Berger, Florinda Bolkan, Charlotte Rampling. Luci antinaturalistiche di Pasqualino De Santis e Armando Nannuzzi, musiche di Maurice Jarre, costumi di Piero Tosi. V.M.18.
Meraviglioso.