Primo lungometraggio del grande cineasta Michelangelo Antonioni, Cronaca di un amore segna una svolta nel cinema italiano, in cui ormai le istanze del neorealismo andavano esaurendosi. Profondamente personale, soprattutto dal punto di vista stilistico, con un uso insistito del piano-sequenza per dilatare i tempi della narrazione, il film presenta già tutte le tematiche care al regista ferrarese (futilità della vita borghese, insofferenza, smarrimento esistenziale, incomunicabilità), che avrà modo di approfondire nei suoi capolavori degli anni ’60. La storia non presenta un intreccio particolarmente innovativo: l’amore adulterino tra Paola (Lucia Bosè) e il bel Guido (Massimo Girotti), consumato tra Ferrara e Milano, spinge i due amanti ad archittetare un piano per sbarazzarsi del marito di lei, nonostante siano consci di non avere un futuro insieme. L’uomo, però, muore accidentalmente in un incidente in macchina. Come accade sempre in Antonioni, il finale è un colpo d’ala che rimane impresso nella memoria. A metà strada tra noir e melodramma intimista, Cronaca di un amore rappresenta un ideale punto di contatto tra i due generi. Raffinato, elegante, lontano da ogni sospetto di manierismo, colpisce per la modernità con cui affronta una vicenda portata sullo schermo già tante volte. Bosè e Girotti superbi. Splendido bianconero di Enzo Serafin e sofisticata partitura musicale di Giovanni Fusco.
Grande classe.