Un’operazione studiata a tavolino, estremamente sgradevole sotto ogni punto di vista: il film di Epstein e Friedman si concentra in modo superficiale sulla protagonista sciorinando eventi stranoti e banalizzazioni imbarazzanti (repressione, ribellione, pentimento, catarsi) e santificando inutilmente una donna la cui fragilità mentale era divenuta evidente nel corso degli anni (uno psichiatra, analizzando l’autobiografia Ordeal, individuò nella Lovelace segni di personalità multipla e schizofrenia).
L’impatto sociale del film Gola Profonda (così ben analizzato in Inside Gola Profonda, documentario del 2005 diretto da Fenton Bailey e Randy Barbato, e legato a doppio filo alla vita della pornostar) è completamente tralasciato a favore di una sfacciata agiografia che presenta un presunto sfruttamento affrontato unidirezionalmente secondo la soggettività delle testimonianze della Lovelace e che fornisce quindi un quadro parziale e mistificatorio, a tratti irritante.
A ciò si unisce la banalità di uno stile pseudo-televisivo che tenta di scimmiottare il ben più strutturato Boogie Nights: ma mentre Paul Thomas Anderson era riuscito a dipingere un universo popolato di personaggi teneri e tragici, intrappolati in un’illusoria sensazione di libertà, in realtà devastati e tragicamente soli, l’unico risultato raggiunto da Epstein e Friedman è un grottesco e macchiettistico circo.
A coronare il tutto, interpretazioni ridicole: Amanda Seyfried è totalmente inadatta ad un ruolo che prevedeva ben altro spessore, Sarsgaard si impegna in una performance che risulta però stereotipata e caricaturale e James Franco, in un cameo nei panni di Hugh Hefner, è incommentabile.
Molto rumore per nulla.
Voto: 1,5/4