Un esempio in questo senso è il romeno Child’s Pose, prodotto, diretto e sceneggiato da Calin Peter Netzer al suo terzo lungometraggio.
Barbu ha più di trent’anni e vive protetto dalle spire soffocanti della ricca madre Cornelia, architetto. Accecata dall’insano amore per il figlio, la donna sarà disposta a tutto pur di evitargli il carcere dopo che il ragazzo, accidentalmente, avrà investito un bambino, uccidendolo. Anche a corrompere i testimoni e, addirittura, a pagare i genitori del bimbo scomparso.
Le tematiche toccate dalla pellicola sono molte: dai rapporti madre-figlio insani e incapaci di evolvere con il naturale passare del tempo, all’elaborazione del lutto, fino al ruolo, corrosivo e dilaniante, che il denaro può avere nell’aprire un divario incolmabile tra chi lo possiede e chi ne ha bisogno.
La sensibilità di Netzer nel trattare argomenti scomodi e delicati emerge soprattutto dagli intensi dialoghi tra i personaggi (particolarmente significativo e sconvolgente quello tra Cornelia e la fidanzata di Barbu), resi ancor più efficaci da un cast in buona forma. Tra gli interpreti spicca nei panni della madre ossessiva Luminita Gheorghiu, attrice rumena di grande fama che abbiamo già avuto occasione di ammirare in diverse occasioni, da Train de vie e Il tempo dei lupi, fino ai più recenti 4 mesi, 3 settimane, 2 giorni e Oltre le colline.
I limiti di Child’s Pose risiedono in una sceneggiatura un po’ troppo semplice e lineare e in una parte centrale piuttosto ridondante, in cui il regista sembra voler mettere troppa carne al fuoco, fermandosi a riflettere, oltre che sulle tematiche già citate, anche sulle problematiche della borghesia locale e di un sistema giudiziario non certo conosciuto per la sua incorruttibilità, come quello rumeno.
Nel complesso però il film funziona e si qualifica certamente tra i più interessanti visti finora all’interno della kermesse berlinese.
Voto: 2,5/4