Tratto dall’omonima opera teatrale di Eduardo Scarpetta (da lui stesso interpretata in un film andato perduto del 1914 per il regista Enrico Guazzoni) portata sullo schermo già nel 1941 e diretto da Mario Mattòli, Miseria e nobiltà è uno dei vertici del cinema italiano (del periodo e di ogni tempo) grazie soprattutto alla strepitosa interpretazione di Totò, alias Felice Sciosciamocca, uno scrivano squattrinato che viene ingaggiato con tutta la famiglia come falso aristocratico. Lo scopo è quello di aiutare il marchesino Eugenio (Franco Pastorino) a sposare l’amata Gemma (Sophia Loren).
Una girandola di equivoci e colpi di scena rende scoppiettante questo apologo sulla miseria e sulla fame del popolo, trasformato da un Totò impareggiabile in pietra miliare. Memorabile ed entrata di diritto nell’immaginario collettivo la scena in cui Sciosciamocca e famiglia mangiano spaghetti e se li mettono in tasca, per paura che qualcuno glieli porti via. “Torno nella miseria, però non mi lamento: mi basta sapere che il pubblico è contento.” E in questa battuta conclusiva c’è tutto.
Un gioiello da vedere e rivedere.
Imperdibile.