Si tratta di un piccolissimo film prodotto dalla casa cinematografica indipendente Uponadream, in collaborazione con Teatrino del Rifo e Prospettiva T. Un prodotto low budget, tratto da Racconti bigami di Renzo Brollo (anche sceneggiatore), realizzato da un gruppo di appassionati di cinema che si sono cimentati in un’operazione decisamente originale.
La vicenda ruota intorno allo stravagante Mauri (Giorgio Monte), uomo di mezza età affetto da una strana patologia che lo rende agorafobico, paranoico e vittima di un’immaginazione compulsiva per cui passa le sue giornate a spiare i vicini di casa. Con lui vive Pieri (Manuel Buttus), compagno nonché medico curante, che gira il mondo in cerca di una cura per quella che viene per l’appunto chiamata “sindrome di Mauri”. Proprio mentre lui vola a Auckland per un convegno, il protagonista sarà ossessionato da mille bizzarre fantasie sull’identità dei dirimpettai (che reputa addirittura dei terroristi!), fino a un finale surreale e un pizzico disturbante.
Lascia decisamente spiazzati la visione di un oggetto singolare come Visins di Cjase, opera prima limitata dalla povertà di mezzi a disposizione e nello stesso tempo diversa da tutto ciò che si vede solitamente nel cinema indipendente italiano. Innanzitutto, va premiato il coraggio dei registi che hanno girato l’intero film in dialetto friulano: in realtà la scelta del vernacolo sembra ricorrere in diversi film prodotti al di fuori dei circuiti abituali (il caso più noto resta Il vento fa il suo giro di Giorgio Diritti).
È soprattutto la scelta di una vicenda venata di ironia e dai toni grotteschi e irreali a rendere il film decisamente anomalo. Oltre a ciò, la regia dei giovanissimi Londero e Venier denota già una certa abilità con i mezzi tecnici, soprattutto per la scelta delle animazioni e la sovrabbondanza di effetti sonori, utili a rappresentare la personalità debordante, eccentrica e alienata di Mauri. In particolare, la sequenza onirica si rivela il momento migliore di un’opera tutta percorso da una sottile vena di follia. Se il già citato finale lascia un po’ interdetto lo spettatore, è innegabile che, per una produzione totalmente indipendente e autofinanziata (sostenuta dagli enti locali), il risultato non può che spingere gli autori a continuare sul sentiero del cinema. E, intanto, aspettiamo di vedere se Visins di Cjase riuscirà a varcare i confini friulani: la sempre più diffusa tendenza alla distribuzione in canali streaming legali potrebbe dare la possibilità al film di essere conosciuto da un pubblico più vasto.
Voto: 2/4