Basato sul romanzo L’isola della paura (2003) di Dennis Lehane, il ventiseiesimo lungometraggio di Martin Scorsese è un affascinante thriller psicologico di suggestiva atmosfera gotica/noir. 1954: Teddy (Leonardo DiCaprio) e Chuck (Mark Ruffalo), due agenti dell’FBI, sbarcano sulla piccola e sinistra Shutter Island, quasi interamente adibita a manicomio/prigione in cui sono rinchiusi uomini, donne e pericolosi psicopatici, per indagare sulla misteriosa scomparsa di Rachel, madre omicida evasa dalla sua cella blindata. Teddy, suggestionato dall’inquietante ambiente che lo circonda, inizia a perdere la percezione della realtà: i ricordi di guerra e della moglie morta in un incendio due anni prima, uniti ad un terribile sospetto, porteranno allo sconvolgente finale. Ma sarà tutto vero? «Cosa sarebbe peggio? Vivere da mostro o morire da uomo perbene?». Scorsese, attraverso virtuosistici movimenti di macchina che schiacciano gli interpreti nei claustrofobici interni della prigione, esplora gli abissi della psiche umana, in cui la spirale della memoria confonde presente e passato, rendendo difficile distinguere cosa sia reale e cosa sia frutto dell’immaginazione malata del protagonista. Il paesaggio cupo e ostile dell’isola, travolta da un devastante uragano, è lo specchio dell’animo inquieto di Teddy. Coinvolgimento emotivo ai massimi livelli. DiCaprio eccellente, ma anche Ben Kingsley e Max Von Sydow lasciano il segno. Straordinario lavoro scenografico di Dante Ferretti e Francesca Lo Schiavo, fotografia contrastata del maestro Robert Richardson.
Imperdibile.