Tra i più celebri e influenti capolavori del cinema mondiale, l’ottavo film e mezzo di Federico Fellini (Luci del varietà l’ha co-diretto con Alberto Lattuada) è uno dei più alti esempi di espressione artistica che il ‘900 italiano abbia mai prodotto, al cinema e non solo.
Film cardine di quella frattura della drammaturgia tradizionale che ha riguardato il cinema all’inizio degli anni ‘60, per quanto riguarda sia la forma sia il contenuto, 8½ è il bilancio esistenziale di un regista in crisi d’ispirazione, Guido (uno straordinario Marcello Mastroianni, qui più che mai alter ego di Fellini), che, nella cornice surreale di una stazione termale, diviso tra l’amore borghese della moglie (Anouk Aimée) e la sensuale amante (Sandra Milo), ripercorre le tappe fondamentali della propria vita, mescolando passato e presente, realtà e fantasia, in un flusso di immagini ed emozioni filtrate dalla lente deformante della memoria. Pietra angolare del cinema di avanguardia, la pellicola si impone come il punto più alto della carriera di un regista dal linguaggio unico ed inimitabile, che ha saputo andare oltre a quel rinnovamento cinematografico iniziato tre anni prima con La dolce vita. Autobiografia immaginaria che sonda i temi dell’Arte, della Memoria e della Morte, 8½, vero e proprio testamento spirituale ed estetico,è la summa della poetica felliniana. Il racconto cristallizza una tensione psicologica, simile a quella di una seduta psicanalitica, che determina l’unità di fondo su cui scorre la struttura rapsodica della vicenda, costituita da elementi presentati senza un ordine apparente. La casa dell’infanzia di Guido, la scoperta della sessualità femminile, la repressione nel collegio cattolico, il desiderio di fuga, gli incubi metafisici, il celebre carosello finale di tutti i personaggi, sono sequenze indimenticabili di un’opera assolutamente ineguagliabile. Fotografia: Gianni Di Venanzo. Musiche: Nino Rota. Scene e costumi: Piero Gherardi. 2 Oscar (miglior film straniero, migliori costumi) più altre tre nomination (regia, sceneggiatura, scenografia) e 7 Nastri d’Argento.
Capolavoro unico e irraggiungibile.