Liberamente ispirato ad un fatto di cronaca (un ragazzo della banlieue ucciso dalla polizia) e diretto dal francese Mathieu Kassovitz (anche sceneggiatore), L’odio si concentra sulle 24 ore di tre giovani dei sobborghi parigini (Vincent Cassel, Hubert Kounde, Said Taghmaoui) che, dopo una nottata di scontri a seguito del pestaggio di un abitante del ghetto da parte delle forze dell’ordine, cercano un modo per scatenare la propria rabbia.
Ritratto freddo e disturbante della violenza urbana (problema pressante soprattutto in Francia: non a caso, il film scatenò forti polemiche) e apologo sulla ricerca di un’identità che la generazione contemporanea ha ormai smarrito e che non può certo venire da miti musicali e cinematografici (funzionali, in questo senso, le citazioni di Taxi Driver di Martin Scorsese, Il cacciatore di Michael Cimino e Scarface di Brian De Palma). Strepitosa interpretazione di Vincent Cassel e mirabile (nonché gelida) fotografia in bianco e nero di Pierre Aïm. Kassovitz è il naziskin che uno dei protagonisti non ha il coraggio di uccidere. Presentato al 48º Festival di Cannes, vinse il premio per la miglior regia.
Da vedere.