Takashi Miike ci racconta la crisi: uno dei registi più talentuosi del cinema giapponese contemporaneo porta in concorso Shield of Straw, opera di grande intelligenza e sapienza formale che è anche una riflessione sulle conseguenze dell’attuale disastro economico.
Un uomo promette un miliardo di yen a chi ucciderà Kunihide Kiyomaru, il presunto omicida della sua nipotina. Kyomaru, diventato improvvisamente un bersaglio umano, sceglie di consegnarsi alla polizia di Fukuoka e viene scortato da cinque agenti fino a Tokyo: il viaggio si trasforma in un'odissea piena di colpi di scena in un cui un esercito di potenziali killer fa di tutto pur di intascare la preziosissima taglia.
Il film è tratto da un manga di Kazuhiro Kiuchi e, come molte opere precedenti di Miike, quali Izo (2004) o 13 assassini (2010), mette i suoi protagonisti al centro di una spirale infinita di violenza dalla quale sembra non esserci scampo.
Thriller sociale dal ritmo febbrile, Shield of Straw registra solo un piccolo calo verso la fine, ma senza che questi rovini il risultato finale di un prodotto davvero notevole. Come sempre con Miike, la critica si dividerà, ma si tratta di un'opera destinata a lasciare il segno.
Nel cast troviamo Nanako Matsushima, l'attrice protagonista del cult The Ring di Hideo Nakata (1998) che torna sul grande schermo dopo aver recitato in diverse serie televisive.
OMAR di Hany Abu-Assad
Presentato nella sezione Un Certain Regard, Omar è diretto dal palestinese Hany Abu-Assad, candidato all’Oscar per il miglior film straniero nel 2005 con Paradise Now. Come quest'ultimo, anche Omar si ambienta nella terra natale del regista: il protagonista è il ragazzo che dà il titolo al film, diviso tra i suoi sentimenti per l'amata Nadia e la militanza contro l’occupazione israeliana.
Hany Abu-Assad è un regista di grande rigore stilistico e lo conferma con questo film: tuttavia, stavolta, a venire a mancare è una struttura narrativa capace di sostenere contenuti tanto impegnati.
Ottimo l'inizio, in cui l'autore ci trascina nella profonda psicologia dei tanti personaggi presenti sulla scena con poche parole: il film poi cala, a causa principalmente di una sceneggiatura troppo confusa e non in grado di sostenere i troppi nodi sviluppati nel corso della vicenda.
In compenso, sorprende l'intensa interpretazione dell'esordiente Adam Bakri, alle prese con un antieroe difficile e tormentato.
Voto: 2/4
IILO ILO di Anthony Chen
Nella Quinzaine des Réalisateurs viene oggi presentato Ilo Ilo, l'opera prima di Anthony Chen.
Siamo a Singapore, alla fine degli anni ’90: la domestica Teresa, appena arrivata dalle Filippine, si insedia in una famiglia locale per occuparsi del giovane figlio Jiale, ma fininsce per complicare i rapporti già difficili tra il ragazzo e i genitori.
Davvero interessante lo spunto di Ilo Ilo, che ci regala un inizio folgorante, dandoci l'impressione di trovarci di fronte a un film davvero intenso e fuori dagli schemi.
Ma è solo un'illusione: la pelicola finisce col divenire ridondante e e troppo approssimativa nella messa in scena. Poteva essere uno dei migliori esordi visti in questi giorni slla Croisette: alla visione, tuttavia, resta solo il sapore amaro di un’occasione sprecata.
Voto: 2/4