“Hasta la vista, baby.”
1994. Sarah Connor (Linda Hamilton) è rinchiusa in un manicomio criminale, dieci anni dopo i fatti che portarono alla sconfitta del Terminator venuto dal 2029 per eliminarla. Suo figlio John (Edward Furlong), futuro leader della Resistenza, giovanissimo sbandato affidato a genitori adottivi, è cresciuto nel terrore di un’Apocalisse prossima ventura e si è ormai convinto, come tutti, che la madre sia una psicotica; fino al giorno in cui un T-1000 (Robert Patrick), modernissimo cyborg composto da metallo liquido, torna a dargli la caccia, deciso a compiere la missione fallita dal suo predecessore nel 1984. A proteggere John sarà un T-800 (Arnold Schwarzenegger) identico a quello che doveva uccidere Sarah.
Secondo capitolo di una saga fantascientifica ormai divenuta cult, Terminator 2 – Il giorno del giudizio riprende lo schema dell’antecedente riaggiornandone alcuni elementi (uno su tutti, la figura femminile, non più vittima indifesa ma esperta combattente) e adotta una messa in scena roboante e spettacolare che non lascia respiro (non una sola inquadratura statica in 136’), riuscendo a dire qualcosa di non banale sui pericoli di un futuro meccanicizzato incombente, sul valore del sacrificio e sull’umanizzazione di un cyborg a fronte dell’aridità umana, destinata prima o poi, forse giustamente, all’autodistruzione. Sorprendenti effetti speciali di Dennis Muren e Stan Winston, che adottarono l’innovativa tecnica del morphing per le trasformazioni del T-1000. Bella fotografia di Adam Greenberg. Quattro Oscar: miglior trucco, sonoro, montaggio sonoro, effetti speciali.
Epocale.