Presentato fuori concorso al 55º Festival di Cannes, scritto e diretto da De Palma in terra di Francia, Femme Fatale (come suggerisce il titolo) rappresenta un dichiarato omaggio al noir degli anni ’40 e ’50.
Continui ammiccamenti ai classici americani e francesi del periodo d’oro sono il telaio sopra il quale il talentuoso regista di Newark ha intessuto una storia di inganni e tradimenti, attraversata da esplosioni di violenza e provocanti parentesi erotiche, due direttrici imprescindibili nei thriller dell’autore americano. In un’atmosfera torbida e sensuale, si muove la bellissima ladra Laure (Rebecca Romijn-Stamos) vittima e carnefice al tempo stesso dei piani di Nicolas (Antonio Banderas), un paparazzo invischiato in un piano dai risvolti imprevedibili. Inganni, scambi di identità, false apparenze e voyeurismo rimandano alle opere migliori di De Palma, preoccupato come sempre più della messinscena che della verosimiglianza della vicenda. Patinato all’eccesso, Femme Fatale rimane un impeccabile esercizio di stile magistralmente diretto, in cui i generosi virtuosismi tecnici restituiscono ritmo e tensione ad una storia che aggiorna gli stilemi tipici del thriller convenzionale. Come esplicitamente suggerito in una sequenza, Rebecca Romijn-Stamos è la Barbara Stanwyck degli anni 2000. La raffinata ambientazione francese, la fotografia di Thierry Arbogast e le musiche di Ryuichi Sakamoto fanno il resto.
Appassionante.