La pellicola in concorso alla 18° Milano Film Festival narra le vicende di Penelope (Plumb), stralunata casalinga distrutta dalla vita quotidiana e alle prese con represse aspirazioni artistiche. Mentre il coniuge (Cianfrance) è fuori casa (alle prese con audizioni di attricette desiderose di affermarsi), la protagonista cercherà di evadere dalla noiosa quotidianità arrabattandosi nei più disparati mestieri alla ricerca di un talento ormai sopito.
Shannon Plumb, videoartista che nelle sue opere ha sempre strizzato l’occhio al cinema muto, costruisce su sé stessa un personaggio che ha le medesime movenze dei vari Chaplin e Buster Keaton. Con il passare dei minuti, gli atteggiamenti clowneschi e le situazioni al limite dell’assurdo (che inizialmente sembrano un intelligente modo per sdrammatizzare le pene della vita) diventano un fin troppo chiaro e banale richiamo a quegli anni gloriosi.
Una mano più sapiente avrebbe potuto limitare le burle per dare maggior spazio alla dimensione drammatica, che qui aleggia senza mai palesarsi chiaramente. Towheads è un’opera interessante sviluppata però nel formato sbagliato: un cortometraggio sarebbe stato perfetto per il linguaggio utilizzato da un’artista vera e propria.
Voto: 1,5/4