La storia se vogliamo è piuttosto banale, un cammino di formazione di due adolescenti nella Georgia del 1992. Tra culture familiari molto rigide e una guerra che lascia i suoi segni, le fanciulle avranno modo di confrontarsi con la dura realtà del mondo in maniera troppo brusca per la loro età.
Un film del genere, girato da una donna georgiana (Nana Ekvtimishvili), avrebbe sicuramente rischiato di sprofondare nell’autobiografismo senza dosare, con il giusto distacco (appunto), le carte in tavola. Ecco allora che l’intervento alla co-regia del tedesco Simon Grass si rivela provvidenziale. La pellicola non scade mai nel banale né si lascia prendere la mano nel denunciare fatti o personaggi, insomma risulta molto calibrata ma non per questo superficiale.
Il distacco è anche quello preso in considerazione dalle 2 protagoniste. Si distaccano da una pistola, da amicizie nocive, da famiglie rigide, da una realtà e da una guerra che non le rappresenta e da un mondo che vorrebbero cambiare. Si distaccano anche dall’adolescenza compiendo il fatidico passo nell’età adulta, ma non si distaccheranno mai l’una dall’altra.
Un film duro, diretto solidamente e che si avvale di una fotografia davvero notevole grazie a Oleg Mutu (direttore della fotografia del più famoso regista Mungiu) che meriterebbe di sicuro più attenzione di quanta questo festival possa concedere.
Voto: 3/4