Sesto lungometraggio del cineasta australiano Peter Weir (Picnic ad Hanging Rock, Witness, Mosquito Coast, L’attimo fuggente, The Truman Show), Gli anni spezzati è una struggente elegia incentrata sui valori più autentici della vita, contrapposti all’orrore della guerra.
Archy (Mark Lee) e Frank (Mel Gibson), due atleti che sognano le olimpiadi, si ritrovano catapultati nel primo conflitto bellico mondiale come volontari nella campagna dei Dardanelli (1915), in cui migliaia di soldati australiani e neozelandesi vennero massacrati nel tentativo di sconfiggere l’Impero Ottomano. Il titolo originale del film (Gallipoli) rimanda proprio alla tragica battaglia in cui gli Alleati, compici gravi errori strategici, caddero dopo un lungo e sanguinoso assedio. Anni e sogni spezzati nel fango e nel sangue a causa dell’assurdità della guerra, sono messi in immagini con sentita partecipazione, sfiorando pagine di malinconica poesia nella prima parte, che preannuncia l’imminente tragedia. Da sempre attento ai comportamenti dell’individuo inserito in un microcosmo che si scontra con un macrocosmo (naturale o socio-culturale) ostile, Weir dipinge una ricostruzione storica che supera i limiti di genere, divenendo racconto di viaggio all’insegna dell’amicizia virile. Tra gli ottimi attori, spicca un eccellente Gibson, all’epoca venticinquenne, mai più così espressivo.
Appassionante.