Dimenticate lo stile tradizionale del prolifico studio system bollywoodiano, tutto lustrini, amori fiabeschi ed estenuanti intermezzi musicali. Kashyap pesca a piene mani dallo stile americano e butta alle ortiche tutta la tradizionale (e talvolta ipocrita) pruderie della produzione mainstream nazionale: ma, nello stesso tempo, fa cinema d’Autore con la A maiuscola e prende a pugni lo stomaco dello spettatore come solo in Oriente sanno fare. Con Ugly, ci vomita in faccia un’istantanea devastante e annichilente della società contemporanea indiana: laida, corrotta, putrescente, dove sembra davvero difficile scorgere un barlume di speranza.
Il kidnapping che muove le fila della storia rende il film un mix di poliziesco, thriller e action: la piccola Kali, malauguratamente lasciata sola in macchina dal padre, scompare misteriosamente. La polizia, guidata da un ufficiale che è anche patrigno della bambina, si scatena nella ricerca, annaspando tra le pieghe di un mondo marcio dove povertà estrema e consumismo sfrenato convivono senza soluzione di continuità.
Al centro del film, un’umanità resa sempre più cinica e insensibile dal culto del dio denaro e della faccia più sporca del capitalismo e del boom asiatico: dalla madre depressa al padre mediocre aspirante attore, dagli amici e parenti doppiogiochisti ai poliziotti ottusi e violenti.
Kashyap costruisce una sequela infinita di colpi di scena e un labirinto narrativo così ingarbugliato da far perdere la testa. Elementi di genere come l’indagine poliziesca o la rapina e scelte stilistiche come il ralenti o l’uso sapiente della musica pop sono strumenti con cui il regista affronta temi quali l’ossessione per il controllo sull’altro, il desiderio di celebrità o ricchezza (sull’onda del mito occidentale), la disumanizzazione nei rapporti sentimentali e familiari. Non si salva nessuno in questo fosco dramma, e forse il tirannico e paranoico capo della polizia non è nemmeno la figura più negativa.
Cast strepitoso (immenso Rahul Bhat nel ruolo del padre, ma bravi anche gli altri), ritmo incalzante, regia abile e matura: davvero un autore da tenere d’occhio.
Voto: 3,5/4