Opus n° 2 di uno dei più discussi e venerati cineasti contemporanei, I giorni del cielo è stato presentato in concorso alla 32ª edizione del Festival di Cannes, dove ha ottenuto il Prix de la mise en scène.
1916. Bill (Richard Gere), operaio ricercato per omicidio, dopo essere fuggito da Chicago con la sorellina e la fidanzata Abby (Brooke Adams) si ferma a lavorare come bracciante in una vasta piantagione di grano del Texas, di proprietà del ricco fattore Chuck (Sam Shepard). Un tragico destino lo attende. Malick prosegue il suo discorso esistenziale sull’insofferenza giovanile con il ritratto di un’altra coppia in fuga, cinque anni dopo quello epocale rappresentato ne La rabbia giovane. Il contrasto tra pionieri dominatori e masse di emigrati sfruttati è coerente con la disperazione e la solitudine dei personaggi, resa ancora più marcata dalla voce narrante fuori campo della sorellina pure ed innocente, che ammanta la vicenda di un tono immaginifico fuori dal tempo. L’intensa e complessa riflessione sulla Natura, che assiste impassibile al dramma umano, diventa qui principio strutturale. La fuga dalla città opprimente, la struggente bellezza degli sconfinati spazi rurali, la sospensione fra cronaca minuziosa e trasfigurazione poetica, compongono una storia di anime dannate in cui si fondono lirismo romantico e tragedia. La potenza dell’immagine al massimo livello. Splendida fotografia di Néstor Almendros (premiata con l’Oscar) e colonna sonora di Ennio Morricone.
Emozionante.