In parte è vero, ma il lettore ancora non sa che di questo narratore è bene non fidarsi ciecamente... Probabilmente si aspetta una vicenda di lutti ed espiazioni, magari volgente al tragico. Senonché la morte di Ruggero non è propriamente l'inizio di una fase di caos. Il caos preesisteva. Lo si scopre leggendo il romanzo pagina dopo pagina, trasportati dal ritmo narrativo instancabile e serrato generato dalla lucida follia del protagonista. Segnato da un'infanzia di molestie, il giovane ci conduce in un mondo in cui tutto si tiene e ha un senso, ma in una logica deviata. E proprio di questa logica folle il lettore non si avvede inizialmente. Fino a quando si riscuote e inizia a prendere le distanze. Già il titolo, ispirato a Die Gezeichneten (I predestinati) di Franz Schrecker (1918), avrebbe del resto dovuto indurlo a porsi domande... Il mistero e la memoria si accampano dunque poderosi tra i temi del romanzo. E non è tanto il mistero assunto e parodiato del fantasy e simili, bensì il sostanziale mistero della mente, degli istinti corporei e del tempo. Perché il passato ha creato quella mente e quegli istinti, che di nuovo nel tempo si svolgono ed evolvono. Dove la memoria non è solo quella individuale, di cui il protagonista (e non solo) è prigioniero. La memoria psichica si fonde con la memoria culturale. Appassionato ed esperto della musica classica a cui lo ha educato il padre molestatore, posseduto dunque da una passione culturale che reca su di sé il marchio delle violenze subite, il protagonista non può dimenticare. È il peso dei padri naturali e culturali, a cui non si può rinunciare pena la perdita della propria identità o della possibilità di essere artisti. Niente indugi psicologici allora perché la psicoanalisi non serve, né melodie che prendano dolcemente per mano e cullino a un ritmo distraente, bensì rievocazioni spietate e dure, armonie e dissonanze. Siamo solo frammenti, crepati e in equilibrio instabile, a rischio di crollo. Possiamo essere salvati solo dal flusso poderoso di una sinfonia narrativa rigorosa che non conceda tregue. E uso il termine "sinfonico" non a caso. La musica è in effetti la principale protagonista del romanzo. Vi sono continui riferimenti ai compositori più diversi (da Mozart a Beethoven, da Mahler a Ruggles, dalla musica greca antica a Schönberg). Il mondo della maggior parte dei personaggi ruota intorno alla musica che suonano, compongono o ascoltano; della musica si rivelano attenti conoscitori o profondi estimatori; grazie alla musica, paradiso e inferno insieme, riescono a sperimentare un'esaltazione ed espansione dei sensi o un ritrovato e compiuto contatto con la parte più profonda e oscura di sé stessi, l'estasi che solleva dall'orrore o la rivelazione di un destino. Ma, ancora di più, la musica informa la struttura e la prosa dei Segnalati.
In parte è vero, ma il lettore ancora non sa che di questo narratore è bene non fidarsi ciecamente... Probabilmente si aspetta una vicenda di lutti ed espiazioni, magari volgente al tragico. Senonché la morte di Ruggero non è propriamente l'inizio di una fase di caos. Il caos preesisteva. Lo si scopre leggendo il romanzo pagina dopo pagina, trasportati dal ritmo narrativo instancabile e serrato generato dalla lucida follia del protagonista. Segnato da un'infanzia di molestie, il giovane ci conduce in un mondo in cui tutto si tiene e ha un senso, ma in una logica deviata. E proprio di questa logica folle il lettore non si avvede inizialmente. Fino a quando si riscuote e inizia a prendere le distanze. Già il titolo, ispirato a Die Gezeichneten (I predestinati) di Franz Schrecker (1918), avrebbe del resto dovuto indurlo a porsi domande... Il mistero e la memoria si accampano dunque poderosi tra i temi del romanzo. E non è tanto il mistero assunto e parodiato del fantasy e simili, bensì il sostanziale mistero della mente, degli istinti corporei e del tempo. Perché il passato ha creato quella mente e quegli istinti, che di nuovo nel tempo si svolgono ed evolvono. Dove la memoria non è solo quella individuale, di cui il protagonista (e non solo) è prigioniero. La memoria psichica si fonde con la memoria culturale. Appassionato ed esperto della musica classica a cui lo ha educato il padre molestatore, posseduto dunque da una passione culturale che reca su di sé il marchio delle violenze subite, il protagonista non può dimenticare. È il peso dei padri naturali e culturali, a cui non si può rinunciare pena la perdita della propria identità o della possibilità di essere artisti. Niente indugi psicologici allora perché la psicoanalisi non serve, né melodie che prendano dolcemente per mano e cullino a un ritmo distraente, bensì rievocazioni spietate e dure, armonie e dissonanze. Siamo solo frammenti, crepati e in equilibrio instabile, a rischio di crollo. Possiamo essere salvati solo dal flusso poderoso di una sinfonia narrativa rigorosa che non conceda tregue. E uso il termine "sinfonico" non a caso. La musica è in effetti la principale protagonista del romanzo. Vi sono continui riferimenti ai compositori più diversi (da Mozart a Beethoven, da Mahler a Ruggles, dalla musica greca antica a Schönberg). Il mondo della maggior parte dei personaggi ruota intorno alla musica che suonano, compongono o ascoltano; della musica si rivelano attenti conoscitori o profondi estimatori; grazie alla musica, paradiso e inferno insieme, riescono a sperimentare un'esaltazione ed espansione dei sensi o un ritrovato e compiuto contatto con la parte più profonda e oscura di sé stessi, l'estasi che solleva dall'orrore o la rivelazione di un destino. Ma, ancora di più, la musica informa la struttura e la prosa dei Segnalati.
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