In concorso per il Carnevale della Chimica 2011
I piccoli, si sa, sono facilmente impressionabili e vengono catturati dai racconti dei nonni.
Un giorno mia nonna materna mi raccontò quella che lei chiamava “la storia del fulmine” che, penetrato dal camino della cucina, aveva provocato il panico tra la sua famiglia, evitando mio nonno paterno seduto sul canapè con gli zoccoli di legno, e stendendo a terra tutti gli altri, compreso mio padre. Se sono qui a scrivere di questa storia è perchè tutto è andato per il meglio, ovviamente anche per mio padre.
I fulmini mi hanno sempre affascinata. Li guardavo di nascosto nascondendomi dietro le imposte quando stavano arrivando. Poi, adolescente, mi piaceva aspettare che il cielo si ricoprisse di nuvole cariche di pioggia, che togliessero la luce al giorno, fino a sentire il profumo nell’aria dell’arrivo del temporale.
Al liceo i “fenomeni di causa ed effetto” venivano sempre descritti con la sequenza lampo- tuono: la luce arriva prima del suono, si propaga con una velocità superiore, per cui si percepisce prima il lampo e poi il tuono.
I fulmini sono però, al di là del mio racconto personale, tra i fenomeni naturali più impressionanti e temuti. In particolare, è un fenomeno atmosferico che si manifesta quando tra la nuvola e il terreno si crea una differenza di potenziale di diversi milioni di Volt. Grazie a questa differenza di potenziale si viene a formare un flusso di cariche elettriche di decine di migliaia di Ampère.
Le molecole dell’aria, siccome assorbono energia tramite gli urti con gli ioni portatori di carica, ne riemettono una parte sottoforma di luce intensa, il lampo. Il lampo non è altro che corrente elettrica molto intensa che riscalda per effetto Joule l’aria nei pressi della scarica in modo improvviso e viene a creare un’onda d’urto, il tuono, che può arrivare a distanze molto lontane dal luogo in cui si è creato.
Si parla anche di saette, e famosa è la frase di Dante nella Divina Commedia, Paradiso, XVII:
«per che la voglia mia saria contenta
d’intender qual fortuna mi s’appressa:
ché saetta previsa vien più lenta»
La saetta si spiega nello stesso modo con cui si spiega il lampo, solo che la differenza di potenziale non è più tra nuvola e terreno ma tra nuvola e nuvola.
Forse la prossima che ascolteremo un lampo, coglieremo, oltre alla paura anche un po’ più di fascino in questo fenomeno impressionante ma pur sempre meraviglioso della natura.
Sabrina
In concorso per il Carnevale della Chimica 2011 di Giovanni Boaga, Storie di Scienza: http://giovanniboaga.blogspot.com/